Come festeggiano il Natale i traduttori o i freelance? Ecco 4 tipi di reazioni comuni

Buon Natale da Help Traduzioni - Studio di traduzioni e comunicazione web a Pisa

Come festeggiano il Natale i traduttori o i freelance? Dipende. Imprese, startup e liberi professionisti festeggiano il Natale, così come ogni altra data “rossa” del calendario, in maniera variabile.

In genere si lavora a oltranza e le feste diventano solo un vago miraggio. Ovviamente, sai che ci sono e vorresti terminare il tuo lavoro quanto prima per potertele godere, ma dopo le ultime consegne, ti accorgi che hai altre incombenze in sospeso (contabilità, newsletter di auguri a colleghi e clienti, nuovi ordini per il 2015, ecc.) e alla fine, di fatto, riesci a rilassarti solo quando in realtà le feste sono quasi già passate. inglese-traduzione

In altri casi, invece, decidi coraggiosamente di mandare tutto al diavolo: ti organizzi per tempo, avvisi tutti quanti, imposti una mail automatica (di quelle in autoresponder, per intenderci) e prenoti un bel viaggio. Avventura, svago e un’ottima occasione per praticare una lingua straniera. Questo, credo, è il Natale più ambito.

Un’altra opzione è quella di trascorrere il Natale in famiglia, ritagliandosi un momento di felicità e relax completo. Niente smartphone, computer o posta elettronica, solo calore umano.

Gestione separata Inps – Firma l’appello di Acta contro l’aumento dell’aliquota contributiva

Firma-la-petizione di Help Traduzioni

Come molti di voi già sapranno i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS (traduttori, archeologi, designer, consulenti, grafici, formatori, ecc.) versano oggi i contributi più elevati (parliamo del 27,72% che sale al 60% se si sommano IRPEF e INPS).

La legge 92 del 2012 (riforma Fornero) ha stabilito un progressivo ulteriore aumento dell’aliquota INPS per gli iscritti alla gestione separata fino al 33% entro il 2018.

Salvo diversa decisione, il primo scatto di un punto percentuale avverrà  già il prossimo gennaio 2014.

Per questo motivo l’ACTA (Associazione consulenti del terziario avanzato) ha lanciato un appello su Change.org per bloccare gli aumenti INPS  e garantire maggiore una equità previdenziale.

ACTA è “la prima associazione costituita in Italia per dare rappresentanza a professionisti del Terziario Avanzato come lavoratori autonomi: formatori, ricercatori, informatici, creativi e altre categorie di consulenti, generalmente operanti al di fuori di Ordini e Albi professionali, tutte accomunate dal fatto di rivolgersi a clienti che sono Imprese o Enti della Pubblica Amministrazione

Uno degli obiettivi dell’iniziativa è chiedere al governo Letta di bloccare l’aumento dell’aliquota INPS previsto a breve termine e di poter anche, in un periodo di crisi come quello attuale, ridiscutere gli eventuali aumenti previsti nel lungo-medio periodo.

Per questo è importante firmare la petizione. Basta inserire il proprio nome, cognome e indirizzo email. Inoltre, se non si vuole comparire pubblicamente sul web come firmatari c’è un’opzione che garantisce la privacy.

Non avendo un albo non c’è nessuno che possa rappresentarci. Per questo è davvero importante rimboccarsi le maniche, restare uniti e far sentire la propria voce.

Per firmare, cliccare qui: Firma petizione ACTA (contro l’aumento dell’aliquota INPS Gestione Separata)

Per avere maggiori informazioni: Fermiamo l’aumento dell’aliquota INPS Gestione Separata

Aggiornamenti sulla petizione ACTA dopo l’incontro con il Ministro Fassina: ACTA in rete

Acta e Corriere della Sera online: un’intervista su lavoratori autonomi e tasse

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I consiglieri ACTA (Associazione Consulenti Terziario Avanzato) Ugo Testoni e Samanta Boni sono stati intervistati da Antonella Cignarale di Reportime, la rubrica di inchieste del team Gabanelli pubblicata sul Corriere della Sera online, sulla situazione di lavoratori autonomi e liberi professionisti non iscritti ad alcun albo.

Qual è la condizione in cui si trovano i lavoratori autonomi senza albo (ad esempio i traduttori freelance) che i consiglieri di ACTA intendono denunciare rispondendo alle domande di questa intervista?

Oltre a non avere alcuna rappresentanza nei tavoli di contrattazione sociale, moltissime categorie di lavoratori autonomi e professionisti freelance (traduttori, copywriter, grafici, archeologi, ecc.) rischiano di dover subire anche l’aumento vertiginoso dell’aliquota INPS (dal 27,72 % al 33%) per il fatto di essere iscritti alla gestione separata e non avere una cassa previdenziale di categoria.

Si potrebbe argomentare asserendo che anche molti lavoratori dipendenti sono sottoposti ad una aliquota del 33%, ma la differenza è che mentre il 33% versato dai dipendenti è calcolato sul reddito lordo annuo, quello dei lavoratori autonomi viene invece calcolato sul totale costo del lavoro.

Secondo Ugo Testoni, copywriter freelance: “Si è arrivati ad una tassazione così alta perché la gestione separata dell’Inps, cassa previdenziale per i lavoratori autonomi, è diventata un mezzo per versare nelle casse dell’Inps quelle risorse che vengono drenate da chi attualmente lavora e non è rappresentato”.

La denuncia fa riflettere anche perché in futuro coinvolgerà sempre più numerose figure professionali emergenti, legate al social media marketing o all’informatica, che non saranno per niente incentivate ad intraprendere la strada della libera professione.

La situazione è davvero critica e merita una riflessione approfondita, oltre che un’ampia attenzione mediatica e civile.

Trovate qui in basso i riferimenti all’articolo e il video integrale dell’intervista in oggetto:

L’allarme del popolo delle Partite Iva: più del 60% se ne va tra tasse e contributi.

La PEC per traduttori, sì o no?

Posta elettronica certificata (PEC) per traduttori e liberi professionistidi Daniela Corrado

Come molti già sapranno, il D.L. n. 179/2012 in vigore dal 20 ottobre, e convertito con modificazioni dalla L. 221/2012, dispone che entro il 30 giugno 2013 le imprese individuali indichino al Registro Imprese un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).

In sintesi, la normativa prevede che:

  • le nuove società dichiarino l’indirizzo PEC all’iscrizione nel registro delle imprese
  • i professionisti dichiarino l’indirizzo PEC ai rispettivi ordini
  • le società già esistenti dichiarino l’indirizzo PEC al registro delle imprese
  • tutte le pubbliche amministrazioni dichiarino il proprio indirizzo PEC

A questo punto, sorge la questione se il semplice possesso di partita IVA obblighi o no il possessore a dotarsi di una casella PEC. La risposta è no, o meglio la normativa non impone al titolare di partita IVA, che non eserciti attività di impresa o libera professione, di dotarsi di PEC.

Però la legge dà l’obbligo di istituire la PEC a chi è iscritto (o deve iscriversi) presso la Camera di Commercio (registro delle imprese/albo delle imprese artigiane) o in albi o elenchi professionali previsti dalla legge.

Dal momento che la situazione dei traduttori è ambigua, poiché non abbiamo un albo o un ordine professionale apposito previsto per legge, pur svolgendo attività di libera professione, se ne deduce che dovremmo essere, almeno in teoria, esonerati dall’obbligo di dotarci di PEC. Ma in realtà per quelli di noi che risultano iscritti in Camera di Commercio, come ad esempio i traduttori iscritti all’Albo dei CTU dei tribunali (i quali devono essere necessariamente iscritti anche al registro dei periti delle camere di commercio), pare che l’obbligo ci sia.

C’è poi un’altra questione. Dato che la legge obbliga alla PEC le pubbliche amministrazioni, come comunicheranno ufficialmente con questi enti i traduttori iscritti negli albi fornitori e sprovvisti di una casella di posta elettronica certificata?

La casella di posta elettronica certificata è uno strumento che in pratica serve a trasmettere e scambiarsi corrispondenza informativa e/o amministrativo-commerciale in maniera ufficiale, legale e sicura. Volendo fare un paragone con la posta cartacea, la PEC è l’equivalente delle raccomandate postali A/R.

Oltre ai gestori autorizzati a pagamento, ci sono delle associazioni professionali che prevedono degli sconti di attivazione PEC per il loro soci, o ancora, c’è la possibilità di attivare la PEC totalmente gratuita fornita dal Governo Italiano (che però ha delle limitazioni d’uso).

Nell’ottica di una maggiore trasparenza, ufficialità e dignità della professione di traduttore (che è a tutti gli effetti una libera professione, pur mancando di un albo!), io credo che la dotazione della PEC vada incoraggiata.

Ovviamente la mia opinione è personale, ci mancherebbe, e so per certo che altri traduttori non saranno d’accordo, ma dal momento che tutti i professionisti con albo se ne doteranno, non vi sembra, per noi che già non abbiamo un nostro albo, di restare di qualche passo ancora più indietro rispetto agli altri non aderendo alle regole previste per tutti i professionisti considerati “ufficiali”?

Perché autorelegarmi ad un’ “ufficiosità” professionale che non ho deciso e che sono costretta a subire ogni giorno dalle piccole alle grandi cose che riguardano la mia attività?

So per certo che il nostro lavoro merita pari dignità e valore di quello degli altri liberi professionisti, ed è per questo che ho ritenuto giusto con questo articolo spezzare una lancia in favore della PEC.

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