Quanto conta lo stile nelle traduzioni?

quanto conta lo stile nelle traduzioni

Ci sono domande facili, almeno in apparenza. Ecco, questa (sullo stile intendo) non è una di quelle.

Definire uno stile è già di per sé complicato. Spesso siamo in grado di riconoscere stili diversi, percepiamo l’importanza di averne uno e il valore innegabile che lo stile è in grado di dare alla qualità estetica finale di un prodotto.

Eppure l’essenza di ciò che è o fa stile resta imprecisata. Alla fine dei conti, quanto conta lo stile nella buona riuscita di una traduzione? E, soprattutto, cosa c’entra lo stile con le traduzioni?

Quanto conta lo stile nelle traduzioni?

Le “questioni di stile” riguardano ahimè anche le traduzioni (così come i testi scritti in generale).

Ci sono testi in cui lo stile davvero scarseggia, altri in cui è troppo ricco e complesso o altri ancora in cui struttura, tono e registro creano un’armonia tale da riuscire a definire qualcosa di davvero speciale e ben fatto.

A questo punto, si potrebbe chiudere la questione affermando che se il traduttore è in grado di rispettare lo stile di partenza del testo la traduzione sarà senz’altro buona.

Può sembrare bizzarro (e in effetti a pensarci bene lo è davvero) ma per la buona riuscita di una traduzione non sempre è necessario rispettare lo stile di partenza di un testo.

Ecco perché a volte le traduzioni sono testi migliori degli originali (e perché le traduzioni automatiche sono sempre imperfette!) 😀

Se dico Russia, cosa ti viene in mente? La cultura russa raccontata da una madrelingua russa che vive in Italia

Traduttrice madrelingua russa parla della cultura russa sul blog Help TraduzioniCosa conosciamo davvero sulla cultura russa? Tra stereotipi e verità c’è sempre una distanza enorme. Ad esempio, se dico Russia, cosa ti viene in mente? Dopo aver preso come cavie amici e conoscenti, le risposte più gettonate che ho ottenuto sono state: Putin, sanzioni, Ucraina, Cremlino, vodka, freddo e belle donne. Ma la Russia è davvero solo questo? Per avvicinarmi meglio alla cultura russa e al russo, ho pensato di chiedere aiuto all’amica e collega traduttrice Nataliya Valentyr; che, in questa intervista, ci racconta la cultura russa (e la lingua russa), da un punto di vista italiano (ed europeo)…

Pisa Book Festival 2013: libri, traduzioni, workshop e molto altro

Help Traduzioni - Biglietto PBF 2013

di Angela Di Giorno

Si è concluso domenica il Pisa Book Festival 2013, evento che per Help Traduzioni  è ormai diventato un appuntamento fisso. La nostra partecipazione è stata anche quest’anno sentita ed entusiastica, in primo luogo in qualità di traduttrici, dato il prezioso spazio riservato all’interno della fiera al nostro settore.

Gli incontri organizzati nella giornata di venerdì dal PBF Translation Center a cura di Ilide Carmignani hanno anche quest’anno fornito interessanti spunti di riflessione sulla professione del traduttore editoriale e hanno dato a traduttori, editori, autori l’occasione di confrontarsi e indagare le dinamiche dei cambiamenti che stanno interessando il mondo della traduzione editoriale

Roberta Scarabelli e Annamaria Raffo, traduttrici e socie AITI, al Pisa Book Festival 2013
Roberta Scarabelli e Annamaria Raffo al PBF 2013

Ho trovato molto coinvolgente l’incontro con Annamaria Raffo e Roberta Scarabelli, due delle traduttrici di “Inferno” di Dan Brown e socie AITI, le quali hanno descritto gli aspetti positivi e le difficoltà incontrate, raccontato gli stati d’animo e sfatato alcuni dei miti alimentati dalla stampa circa l’insolita avventura professionale di cui sono state partecipi ossia la traduzione dell’ultimo thriller dell’autore americano ambientato a Firenze. E’ vero che erano state adottate delle misure di sicurezza particolari affinché non trapelasse nulla del libro, i traduttori però non erano stati rinchiusi in un bunker ma solo nella “Sala Formazione” della Mondadori a Milano.

Non ho partecipato comunque solo in qualità di traduttrice. Il Pisa Book Festival offre svariati stimoli e si rivolge a tuttiinnanzitutto agli amanti della lettura, agli aspiranti scrittori, agli autori, alle case editrici emergenti, agli insegnanti, agli alunni, ai bambini (con la sezione Junior) e agli adulti, oppure semplicemente a chi entra per fare un giro tra gli stand degli espositori alla ricerca di libri, pubblicazioni originali e novità, a chi è curioso di vedere dal vivo il conduttore di Voyager Roberto Giacobbo, intervenuto sabato – per scoprire per inciso che è altissimo!

Personalmente, credo che per apprezzare a pieno l’evento non ci si debba limitare a dare un’occhiata ai banchetti ma partecipare alle attività e incontri proposti.

Pesca una storia. Esercizi di scrittura aperti a tutti.
Pesca una storia. Esercizi di scrittura aperti a tutti.

Ad esempio, nella giornata di venerdì, la lezione di tedesco offerta dall’Istituto Culturale Italo-Tedesco di Pisa in collaborazione con il Goethe Institut, tenuta da un’insegnante madrelingua di Francoforte, non è stata solo un gradevole e inatteso intermezzo ma anche un momento produttivo dato che ho imparato a contare in tedesco fino a 20! Durante il laboratorio di scrittura autobiografica “Pesca una storia”, tenuto sabato pomeriggio dalle docenti Carla Benedetti e Marta Marconi della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, è stato valorizzato l’aspetto psicoterapeutico della scrittura in quanto espressione del sé. I partecipanti sono stati invitati ad estrarre da una scatola un bigliettino contenente una parola chiave o citazione, a scrivere un breve testo sull’argomento e, qualora volessero, a leggerlo agli altri.

Particolarmente significativo domenica pomeriggio è stato l’incontro con la filosofa ungherese Ágnes Heller, testimone dei totalitarismi del ‘900 – nazismo e stalinismo – e massimo esponente della cosiddetta Scuola di Budapest, intervenuta per la presentazione del suo libro-intervista “I miei occhi hanno visto” (Edizioni Il Margine). La Heller afferma che la storia ci ha insegnato che non esiste un rapporto univoco tra la dicotomia bene/male e giusto/sbagliato. Ai nostri giorni, dunque, non ha più senso domandarsi cosa siano il bene e il male. La domanda da porsi è piuttosto chi è l’uomo buono e cosa fa.

Galileo vs. Modì
Derby letterario tra Pisa e Livorno

La presentazione dei 20 derby letterari tra autori pisani e autori livornesi contenuti nel libro “Galileo vs. Modì” (Historica Edizioni) si è svolta nell’ultima giornata sotto forma di uno scoppiettante botta e risposta che ha divertito il pubblico intervenuto, tanto numeroso da richiedere la suddivisione dell’evento in due tranches della durata di mezz’ora per permettere a tutti di partecipare. L’idea del libro nasce dalla nota rivalità tra Pisa e Livorno e si è concretizzata in un progetto editoriale originale: alla fine del libro c’è una schedina che ogni lettore potrà compilare – con il classico metodo 1, 2, x – e spedire all’editore superpartes Francesco Giubilei – che tra l’altro è l’editore più giovane d’Italia – per decretare il vincitore della sfida letteraria.

Credo che in una città universitaria come Pisa sia importante dare spazio alla cultura in tutte le sue forme. Eventi come il Pisa Book Festival sono in grado di arricchire la vitalità culturale del contesto cittadino. Certo, come in ogni iniziativa, ci sono aspetti organizzativi che possono essere migliorati o che non accontentano le esigenze di tutti. Sono sorte quest’anno polemiche riguardo al fatto che l’entrata fosse a pagamento. Posto che anch’io credo che la cultura sia di tutti e per tutti, trovo la critica non del tutto pertinente, dato che l’entrata nella giornata di venerdì è rimasta libera e il costo del biglietto per le giornate di sabato e domenica era comunque inferiore a quello del biglietto di un qualsiasi museo o cinema.

Help Traduzioni con Carmine Abate al Pisa Book Festival 2013
Help Traduzioni con Carmine Abate al Pisa Book Festival 2013

Per quanto mi riguarda anche per quest’anno le aspettative non sono state affatto deluse e attendo naturalmente di scoprire cosa ci riserverà di interessante la prossima edizione. A tal proposito chiudo con due piccoli riferimenti al bottino che mi porto a casa dall’edizione di quest’anno: innanzitutto il “Dizionario calabrese italiano” di Francesco Laruffa con la prefazione di Tullio De Mauro (Edizioni Exorma) e poi un incontro tanto fortuito quanto fortunato con lo scrittore calabrese Carmine Abate, vincitore del Premio Campiello 2012 con il romanzo “La collina del vento“.

La comunicazione come forma mentis

Comunicazione efficace

di Daniela Corrado

Chiunque abbia studiato comunicazione sa che uno degli assiomi fondamentali di questa affascinante disciplina dichiara che “non si può non comunicare”. E in effetti, se ci pensate un attimo, tutto comunica. Il nostro modo di vestire, i nostri sguardi, il nostro tono di voce e i nostri silenzi dicono sempre qualcosa di noi, anche a nostra insaputa…

Saper comunicare in maniera chiara ed efficace è essenziale in moltissime professioni, non solo per i traduttori o per chi si occupa di redigere testi. Quanto tempo ed energia risparmieremmo se in un ufficio pubblico le informazioni venissero fornite in maniera lapalissiana? Ecco perché la comunicazione, o meglio la buona comunicazione, è una di quelle discipline che secondo me sarebbe utile introdurre nella scuola superiore e in tutti i corsi di studio universitari.

Si potrebbe pensare addirittura ad istituire una nuova materia/cattedra denominata “Italiano e comunicazione” che ci aiuti ad imparare a scrivere e comunicare oralmente in maniera corretta e sana. Sì, perché saper utilizzare le nostre capacità comunicative al meglio e prendere coscienza degli strumenti verbali e non di cui disponiamo faciliterebbe senz’altro la nostra vita e il nostro lavoro.

Unici fra gli esseri viventi a possedere il dono delle lingue (le altre forme di vita hanno il linguaggio che è qualcosa di molto diverso) non sappiamo nemmeno come fare per utilizzare questo strumento al meglio delle sue possibilità.

Perché, ad esempio, Saint-Exupéry scriveva nel suo libro più conosciuto (Il Piccolo Principe) che: “le parole sono fonte di malintesi?” Forse perché aveva già intuito che soltanto una percentuale minima dei messaggi che inviamo passa attraverso la verbalizzazione; il resto, la parte più consistente, risiede nel paraverbale e nel non verbale.

Conoscere i meccanismi della comunicazione, capire cosa ci avvicina e distanzia dagli altri esseri viventi, prendere coscienza delle infinite potenzialità espressive di cui disponiamo, ecc. sono solo alcuni degli obiettivi che ognuno di noi potrebbe perseguire per vivere meglio. Un po’ come il discorso del “mangiare sano”…

Ovviamente il mio entusiasmo per l’argomento deriva in parte dal fatto che con la comunicazione, la scrittura e le lingue straniere ci lavoro (e mi ci scontro) ogni giorno. Ma devo ammettere che i miei studi e il mio lavoro hanno avuto il potere di migliorarmi come individuo, facilitandomi l’esistenza in più di un’occasione (dal banale incidente in auto, alle noiose e a volte ostiche trattative in banca…).

Se l’argomento vi interessa e volete saperne di più potete cercare sul web eventi ed iniziative che promuovono la comunicazione scritta e orale, vi assicuro che ce ne sono a bizzeffe (molto spesso gratuiti)!

Già da ieri, ad esempio, è in corso a Milano la Settimana della comunicazione con un programma vastissimo di incontri che vanno dai corsi intensivi di olandese, alla scrittura creativa, passando anche attraverso la comunicazione grafica e digitale. Il tema di quest’anno, neanche a farlo apposta, è: “Nuovi animali comunicanti”.

Ci sono molti modi di comunicare. Perché non provare a definire meglio quello che ci sembra più adatto a noi?

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