Come si diventa traduttori letterari?… un post di Chiara Marmugi

di Daniela Corrado

Riproponiamo un post dal blog di Sabrina Tursi, Direttrice didattica di STL, scritto un po’ di tempo fa dalla traduttrice Chiara Marmugi.

Le riflessioni di Chiara Marmugi sono maturate in occasione della prima edizione del corso di Traduzione editoriale di STL, ma non per questo possono dirsi “datate”.

Crediamo che sia importante leggerle per confrontarsi con chi da anni traduce testi e materiale editoriale di vario genere, e soprattutto siamo convinte che Chiara dia ottimi consigli dettati non solo dalla sua esperienza, ma dalla passione per il suo lavoro.

Con Sabrina abbiamo pensato di organizzare questo corso perché ogni volta che mi capita di parlare in pubblico immancabilmente qualcuno domanda: “Come si diventa traduttori letterari?” e dato il contesto non riesco mai a rispondere in maniera esaustiva.
È chiaro che non esiste una formula magica che ci apre le porte dell’editoria, ma al corso cercheremo di darvi qualche consiglio che potrà aiutarvi a bussare nei modi e con i tempi giusti, e a evitare soprattutto gli errori fatali che molti principianti non sanno di commettere.
Qualche suggerimento però vorremmo darvelo anche qui sul blog di STL, nel caso non aveste il tempo per venire a lezione.
Il primo consiglio che mi sento di dare, e che a molti potrà apparire scontato, è quello di studiare. Studiare bene la lingua di partenza, qualsiasi essa sia, ma anche la lingua di arrivo, nel nostro caso l’italiano. Lingua source e lingua target sono ugualmente importanti. La prima possiamo anche darla per scontata, visto che a nessuno verrebbe in mente di intraprendere la carriera di traduttore o traduttrice senza conoscere la lingua da cui si vuole tradurre. Ma la conoscenza della seconda, ovvero della propria lingua, come si approfondisce? Come si impara a scrivere bene in italiano?
Innanzi tutto leggendo molto. Leggendo cose scritte bene e leggendo testi che trattano gli argomenti su cui vorremmo lavorare. Se vorreste tradurre gialli, leggete dei bei gialli, scritti bene, sia in italiano che in traduzione. Individuate dei bravi scrittori e dei bravi traduttori e spulciate i loro testi. Se invece vi piace la critica d’arte, saccheggiate i cataloghi delle mostre, gli illustrati e i libri di critica e analizzate frase per frase, concentrandovi sulla terminologia – già che ci siete, iniziate a crearvi un bel glossario personalizzato – e sulla sintassi, ma anche sul ritmo del testo e sulla voce narrante. Lo stesso vale per la letteratura rosa, i libri per ragazzi, i fantasy, il romanzo storico, la letteratura di viaggio…
Visto che volete imparare a scrivere per tradurre, un altro consiglio che posso darvi è quello di confrontare un testo tradotto e pubblicato con il suo originale. Esistono fior di traduttori da ogni lingua, individuate quelli che stimate di più e fate un vero e proprio lavoro di bottega provando a pre-tradurre i testi e poi facendo il confronto con le loro pubblicazioni. Sarà come avere un insegnante tutto per voi.
E l’ultimo suggerimento che posso dare a chi vuole imparare a scrivere in un buon italiano è quello di… scrivere! Scrivete appena potete e rileggetevi tanto e spesso, in modo tale da individuare gli errori per voi più ricorrenti e lavorare poi su quelli. Ai miei allievi consiglio spesso di aprire un blog, perché scripta manent e soprattutto vanno in giro per il mondo, obbligandovi a curare bene lo stile, se volete essere letti. Potete scrivere di tutto, recensioni di libri e film, critiche a traduzioni già pubblicate, ma anche la cronaca degli avvenimenti del palazzo in cui vivete, le imprese di vostro figlio – il mommy-blogging al momento va fortissimo! – i pensieri del vostro cane… scrivete di un argomento che vi sta a cuore, rileggete spesso e con attenzione e vedrete che con l’esercizio la scrittura sarà sempre più fluida e corretta e di conseguenza le vostre traduzioni zoppicheranno sempre meno.

Arundhathi Subramaniam all’Università di Pisa

Arundhathi Subramaniam, English Literature

di Daniela Corrado

Pisa – Domani, martedì 12 giugno, alle 16.30 nell’Aula Magna di Palazzo Boileau (Facoltà di Lingue e Letterature Straniere), si terrà un incontro sulla poesia indiana con la poetessa Arundhathi Subramaniam. L’evento è organizzato dal Dipartimento di Anglistica e dal Master in Traduzione di Testi Postcoloniali dell‘Università di Pisa. Oggetto del dibattito: “Shakuntala: poesia indiana tra antico e moderno.”

Ma chi è esattamente Arundhathi Subramaniam? Nel 2008 Ottavio Rossani su Il Corriere della Sera definì la sua poesia come “un magico sussurro nel frastuono di Bombay”. Definizione incantevole. Arundhathi è un’artista eclettica: oltre a splendide raccolte di poesie, scrive testi giornalistici, teatrali e di critica artistica e letteraria. Inoltre, è anche un’esperta danzatrice.

Ad accompagnarla domani pomeriggio ci sarà uno dei suoi primi traduttori, Andrea Sirotti, assieme allo studioso di lingua sanscrita Saverio Sani.

In contemporanea alla lettura delle poesie, ad opera di Loredana Foresta, traduttrice e attrice, avverrà anche la recitazione di brani antico-indiani tratti dal poema epico Mahabharata e dal dramma Shakuntala di Kālidāsa.

Gli allievi del Master in Traduzione avranno modo di leggere all’autrice le traduzioni delle sue poesie elaborate nel loro corso di studi. Una cosa magica. Tante lingue, tante culture, tante immagini e tanti suoni si mescoleranno per circa due ore in una piccola aula universitaria (chi ha già visitato l’aula magna di Palazzo Boileau sa che, a dispetto del nome, è una delle aule più piccole della Facoltà).

Amo la cultura indiana. Finalmente un pezzo di Bombay irromperà nella tranquillità dei pomeriggi pisani colorandone l’aria.

Non vedo l’ora.

Una piccola anticipazione:

“Dammi una casa
che non sia mia,
dove possa entrare e uscire dalle stanze
senza lasciare traccia…
Una casa come questo corpo,
così aliena quando provo a farne parte,
così ospitale
quando decido che sono solo in visita.”

Traduzioni, translations, traductions: EST-European School of Translation incontra STL-Studio di Traduzioni Legali

bookcrossing-bar-traduzioni

di Daniela Corrado

—————————————————————————————————————————————————–

Appuntamento: lunedì 11 giugno, ore 14.00.

Dove: Google Hangouts, canale YouTube di EST, oppure profilo Google+ di EST.

Cosa: caffè virtuale e chat fra traduttori aspiranti e professionisti.

Quali argomenti: il futuro della traduzione, la formazione per traduttori, la collaborazione fra EST (European School of Translation) e STL (Studio di Traduzioni Legali – Formazione per traduttori e interpreti), i corsi in programma per l’autunno (La Palestra del Traduttore, ecc.)…

Chi: Andrea Spila (EST), Sabrina Tursi (STL), traduttori e aspiranti tali.

Perché: perché no?

—————————————————————————————————————————————————–

Se è vero che l’unione fa la forza, creare una rete di traduttori è davvero essenziale.

La crisi non passa, i traduttori automatici ci angosciano, i cambiamenti si susseguono vorticosamente e i periodi di stasi ci spiazzano? Niente di grave. E’ la vita normale del traduttore. 😉

Parlarne, si sa, fa bene e aiuta a chiarirsi le idee!

Molto spesso noi traduttori siamo esseri solitari. Viviamo a contatto diretto con le parole, e siamo abituati a confrontarci con tipologie testuali così eterogenee da rasentare la nevrosi (la nostra ovviamente! ;)), ma cosa c’è di più formativo, informativo e rassicurante del contatto umano?

Quante volte avreste voluto avere di fronte a voi l’autore di un testo che avete tradotto? Forse per accopparlo (chissà!), ma probabilmente vi sareste accontentati anche di potergli chiedere cosa  gli passava per la testa quando ha scritto quello che ha scritto; e che a noi è toccato, ahimé, interpretare!

Un caffè virtuale è molto meno di tutto questo, ma certamente aiuta il confronto con chi ogni giorno condivide il mio stato d’animo, il mio lavoro e il mio modo di essere! 😉

La partecipazione è free.

PS. Precisazione su Google Hangouts: GH è una sorta di videochat dove più utenti possono interagire contemporaneamente. Per chi non avesse un account Google sarà possibile partecipare, come ho già scritto sopra, utilizzando You Tube.

Ovviamente io ci saròòòòòòòòòòòò.

A lunedì. 😉

Visita al Salone Internazionale del Libro di Torino

di Gianluca Costagliola

Dati gli impegli all’SMS (vedi post precedente), non ho potuto partecipare al Salone del libro di Torino. Tuttavia ho trovato un validissimo inviato che si è prestato a fornirci un resoconto dettagliatissimo dell’evento. Grazie Gianluca! 😉

Primo giorno

Arrivo in metropolitana proprio davanti all’ingresso del Palafiera del Lingotto, l’edificio che ospita questa XXV edizione del Salone del libro. Sono le tre di un ozioso primo pomeriggio primaverile, tanto che bastano solo cinque minuti di coda per arrivare alla biglietteria ed entrare.

Orientarsi mi pare subito molto facile: all’ingresso ci sono mappe dei padiglioni, degli espositori e manifesti degli incontri del giorno, e un ambiente ampio che rende facile districarsi tra la folla pur numerosa; abituato a situazioni ben peggiori, inizio subito ad aggirarmi tra gli stand pieni di libri, libri e ancora libri.

In tutti i padiglioni ci sono molti spazi dedicati agli incontri, che subito calamitano la mia attenzione: gli stand possono anche aspettare, gli ospiti bisogna coglierli al volo. Arrivo quasi casualmente nello spazio denominato Sant’Anselmo, non a caso dal momento che ospita libri a tema religioso. In un angolo, di fronte ad una trentina di sedie già tutte occupate, il cardinale Scola sta presentando una rivista cui partecipa; la quale di cerca di stabilire un dialogo tra islam e cristianesimo, soprattutto in quelle nazioni del medio oriente dove ci sono piccole comunità cristiane, molto antiche e magari non così legate alla chiesa occidentale. In questi ambiti è difficile farsi capire, prima di tutto con la lingua e poi anche con la cultura, cose che fanno più spesso da barriera che da ponte. Avanti traduttori!

Tuttavia non mi soffermo fino alla fine, perché voglio andare a vedere la presentazione del libro di Ammanniti, autore che non conosco, e non so nemmeno che libri abbia scritto, quindi mi pare l’occasione giusta per conoscerlo. Dopo una breve ricerca, però, davanti all’ingresso della sala trovo un fila che manca poco arriva fino a Porta Nuova.

Dunque sono costretto a desistere, per ripiegare sull’incontro con Giacobbo, conduttore di Voyager, noto per la sue interpretazioni “non convenzionali” dei misteri dell’archeologia, se mi passate la perifrasi. La presentazione è interessante, quasi invidio il suo modo di parlare, l’enfasi e la suspense che riesce a mettere su quello che dice, anche se, devo dirlo, resto molto scettico sui contenuti e soprattutto sul metodo.

Finalmente libero, mi aggiro tra gli stand, scoprendo però che è piuttosto difficile cercare qualcosa, perché tutta la fiera è divisa a seconda delle case editrici: se non sai o non ricordi da chi è pubblicato un autore, rischi di girare a vuoto per un bel po’ prima di trovarlo. Oppure se, come me, non si hanno idee precise, ci vuole molto tempo per curiosare in tutti gli stand e stabilire se c’è qualcosa che vale veramente la pena di comprare. Così passo il resto del pomeriggio per la fiera, osservando i libri e le persone, e poi i libri, tanti libri e persone, tantissime persone di tutti i generi e tipi; e poi gli stand affollatissimi delle grandi case, quelli più insoliti tipo la letteratura guineana o di stampe antiche, quelli delle regioni e addirittura un reparto dedicato ai dischi e alla musica.

Non compro nulla, e poco prima dell’ora di cena torno a casa leggermente insoddisfatto, più che dalla fiera in sé, da me stesso per non esser stato capace di trovare qualcosa in quella messe di opportunità. Ma, mi prometto, non è finita qui.

Secondo giorno

Il programma è dominato dall’incontro con Fazio e Saviano. Memore dell’esperienza di ieri, decido di arrivare con mezz’ora di anticipo. L’incontro è alle 12, e alle 11 mi presento ai cancelli della fiera. E’ domenica mattina, la fila è più che triplicata rispetto a ieri, e una pioggerellina insistente mi accompagna lungo tutto il serpentone di folla davanti alle biglietterie. Dopo 35 minuti esatti di santa pazienza in coda, riesco ad entrare e mi dirigo come un fulmine, schivando la folla, all’auditorium Lingotto.

Anche se manca mezz’ora, la grande sala è già un po’ riempita, ma riesco a trovare un buon posto nella prima metà, leggermente defilato sulla sinistra. La sala si riempie completamente, molti che arrivano non vengono fatti più entrare.

Gli ospiti fanno un quarto d’ora di ritardo accademico, normalissimo dal mio punto di vista, ma che fa rumoreggiare una parte del pubblico. Ad ogni modo all’ingresso sono accolti da scroscianti applausi. Con Fazio e Saviano ci sono anche la Litizzetto, Piccolo e Serra, in pratica tutta la squadra della loro prossima trasmissione “Quello che non ho”. Fazio e la Litizzetto si beccano come alle solite, strappando più di qualche risata, mentre agli altri tre è affidata la parte più seria. Soprattutto gli interventi di Saviano suscitano applausi a scena aperta; si appassiona molto a quello che dice, lo si vede da come gesticola, le sue parole riescono ad arrivare al cuore di chi ascolta, così come i suoi scritti. Anche se non sempre magari si è d’accordo con l’opinione, non si può non ammirare la persona, e rammaricarsi che non ce ne siano di più. Conclude il suo intervento con la frase “Difendete ciò che vi piace”, provocando addirittura una standing ovation.

Finito l’incontro, esco a razzo dalla sala e vado a procurarmi un (costoso) panino, e poi ritorno all’auditorium per il successivo appuntamento con uno scrittore, niente meno che Baricco. Riesco a piazzarmi quasi nel punto precedente, davvero curioso di sentire un autore di cui ho letto qualcosa, ma di cui non posso certo dirmi fan. Rimango sorpreso dal suo modo di esprimersi schietto e diretto. I toni sono più pacati, ma questo non impedisce una certa dose di humour che mi rallegra molto.

Al centro del suo monologo le tre cose che ha imparato lui come scrittore in questi ultimi 25 anni, da quando la fiera del libro era poco più che una fiera di paese. Mi colpisce soprattutto il ragionamento intorno alla presunta profezia del secolo addietro, secondo cui la società si sarebbe basata sempre più sulle immagini, relegando in secondo piano la scrittura. Cosa puntualmente contraddetta dai fatti, dal momento che adesso, oltre a libri e giornali, ci si è messo internet con social network, blog, email, ebook, etc.. a inondare di contenuti scritti la nostra vita. Mi ritrovo moltissimo in quello che dice: scrivere consente di prendersi i suoi tempi, riflettere e approfondire, come quando ad esempio si scrive una mail. Il comunicare per mezzo scritto sembra non essere più un ambito per soli specialisti, e questo a mio parere è un grande successo (forse l’unico) dei nostri tempi.

Esco soddisfatto dagli incontri e mi rituffo nella fiera. Libri, libri, e ancora libri. Casualmente assisto anche alla presentazione del libro di Cristicchi, che tra una tappa e l’altra della sua tournée, ha intervistato i reduci della guerra e ha raccolto i loro racconti in un libro.

Infine per non restare a mani vuote anche oggi, mi getto sui libri di storia, unici insieme ai fantasy/fantascienza di cui posso dirmi veramente un fan. Rimedio un libro sull’antico Egitto, tema che mi sto proponendo di esplorare con assiduità. Dopo qualche altro giro per essere sicuro di aver visitato ogni angolo possibile del Palafiera, mi incammino verso l’uscita.

Con me porto non solo un libro e i ricordi di tali incontri, ma anche la gratitudine per questi eventi che hanno il merito di far avvicinare il grande pubblico (me compreso) a questa grande cosa che sono i libri e la scrittura.

Segui il blog!

Ricevi gli aggiornamenti riguardanti il blog direttamente sulla mail
Iscriviti!