Sito web aziendale? Traduciamolo così

Internazionalizzazione sitowebdi Daniela Corrado

Come ogni altro strumento di comunicazione esterna, il sito web aziendale ha bisogno di cura e attenzione.

La scelta di immagini, contenuti, font e colori è alla base di una buona comunicazione, così come la qualità e quantità di traduzioni proposte.

Oggi, avere un sito web tradotto in una o più lingue può essere strategicamente importante sia per le piccole che per le grandi imprese.

Nell’ultimo mese, lavorando su un progetto di marketing, mi è capitato di analizzare i siti web di alcuni bed & breakfast italiani che non presentavano pagine multilingue o, peggio, traduzioni clamorosamente errate.

Per questo, chiunque voglia far tradurre il proprio sito web, deve tenere ben presente che la traduzione dei contenuti deve essere:

1. valutata attentamente in base al tipo di attività ed effettuata solo nelle lingue in cui si ritiene necessaria

2. affidata a traduttori madrelingua (secondo me ne occorrono almeno due: uno madrelingua per il testo di arrivo e uno per quello di partenza. L’ambiguità semantica è sempre in agguato dietro l’angolo e, in lavori del genere, quattro occhi sono senz’altro meglio di due)

3. calibrata in base al target di riferimento (ad es. non ha senso tradurre letteralmente la frase “qui potrete assaggiare una gustosa cecina” senza spiegare “ che cos’è” la cecina ad un lettore straniero)

4. ottimizzata per i motori di ricerca (anche le immagini!) tenendo presente che in altri paesi non tutti gli utenti adoperano Google come strumento principe per effettuare le loro ricerche.

Il consiglio principale che possiamo darvi è quello di affidarvi a consulenti esperti, in grado di ascoltare le vostre esigenze e consigliarvi davvero per il meglio. Se desiderate un sito web che sia efficace per i mercati esteri, leggibile ad utenti non italiani e culturalmente appropriato, affidatevi sempre a professionisti e traduttori linguisti esperti che conoscano la cultura del paese di riferimento e i principi di base della comunicazione sul web.

Il rischio di affidarsi a qualcuno che si limiti a tradurre in maniera letterale i testi presenti sul vostro sito, senza adattarli culturalmente al mercato di riferimento, è quello di incorrere alla fine in un forte danno di immagine a cui ovviamente fa seguito una perdita economica importante.

La comunicazione come forma mentis

Comunicazione efficace

di Daniela Corrado

Chiunque abbia studiato comunicazione sa che uno degli assiomi fondamentali di questa affascinante disciplina dichiara che “non si può non comunicare”. E in effetti, se ci pensate un attimo, tutto comunica. Il nostro modo di vestire, i nostri sguardi, il nostro tono di voce e i nostri silenzi dicono sempre qualcosa di noi, anche a nostra insaputa…

Saper comunicare in maniera chiara ed efficace è essenziale in moltissime professioni, non solo per i traduttori o per chi si occupa di redigere testi. Quanto tempo ed energia risparmieremmo se in un ufficio pubblico le informazioni venissero fornite in maniera lapalissiana? Ecco perché la comunicazione, o meglio la buona comunicazione, è una di quelle discipline che secondo me sarebbe utile introdurre nella scuola superiore e in tutti i corsi di studio universitari.

Si potrebbe pensare addirittura ad istituire una nuova materia/cattedra denominata “Italiano e comunicazione” che ci aiuti ad imparare a scrivere e comunicare oralmente in maniera corretta e sana. Sì, perché saper utilizzare le nostre capacità comunicative al meglio e prendere coscienza degli strumenti verbali e non di cui disponiamo faciliterebbe senz’altro la nostra vita e il nostro lavoro.

Unici fra gli esseri viventi a possedere il dono delle lingue (le altre forme di vita hanno il linguaggio che è qualcosa di molto diverso) non sappiamo nemmeno come fare per utilizzare questo strumento al meglio delle sue possibilità.

Perché, ad esempio, Saint-Exupéry scriveva nel suo libro più conosciuto (Il Piccolo Principe) che: “le parole sono fonte di malintesi?” Forse perché aveva già intuito che soltanto una percentuale minima dei messaggi che inviamo passa attraverso la verbalizzazione; il resto, la parte più consistente, risiede nel paraverbale e nel non verbale.

Conoscere i meccanismi della comunicazione, capire cosa ci avvicina e distanzia dagli altri esseri viventi, prendere coscienza delle infinite potenzialità espressive di cui disponiamo, ecc. sono solo alcuni degli obiettivi che ognuno di noi potrebbe perseguire per vivere meglio. Un po’ come il discorso del “mangiare sano”…

Ovviamente il mio entusiasmo per l’argomento deriva in parte dal fatto che con la comunicazione, la scrittura e le lingue straniere ci lavoro (e mi ci scontro) ogni giorno. Ma devo ammettere che i miei studi e il mio lavoro hanno avuto il potere di migliorarmi come individuo, facilitandomi l’esistenza in più di un’occasione (dal banale incidente in auto, alle noiose e a volte ostiche trattative in banca…).

Se l’argomento vi interessa e volete saperne di più potete cercare sul web eventi ed iniziative che promuovono la comunicazione scritta e orale, vi assicuro che ce ne sono a bizzeffe (molto spesso gratuiti)!

Già da ieri, ad esempio, è in corso a Milano la Settimana della comunicazione con un programma vastissimo di incontri che vanno dai corsi intensivi di olandese, alla scrittura creativa, passando anche attraverso la comunicazione grafica e digitale. Il tema di quest’anno, neanche a farlo apposta, è: “Nuovi animali comunicanti”.

Ci sono molti modi di comunicare. Perché non provare a definire meglio quello che ci sembra più adatto a noi?

Be Inclined to Creativity

Project Management

La redazione di Help Traduzioni

Dopo l’imprevedibile successo del post sulla “schiacciata pasquale”, bisogna ammettere che le festività sono -ahimé- terminate.

Questa settimana, infatti, è stata piuttosto dura. Molti sono i progetti e le collaborazioni in atto, per cui c’è bisogno di tanta energia e tanto lavoro (in quest’ottica, devo dire, che la “schiacciata” ci ha supportato degnamente con il suo innegabile apporto ipercalorico…).

Come alcuni di voi avranno già notato, abbiamo adeguato il blog alle nostre nuove attività: non ci occuperemo più soltanto di traduzioni, ma anche di comunicazione, copywriting e social media marketing.

Se la passione per le lingue straniere, elemento propulsore della creazione di Help Traduzioni, si è formata sui banchi consumati e pieni di scritte della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Pisa, anche la passione per la comunicazione, il web e i social media è scaturita dalla “fame di conoscenza” mai arrestatasi, neanche dopo la laurea.

Finora non eravamo riuscite a concretizzare il nostro eclettismo nel lavoro, ma con questi nuovi progetti daremo spazio al nostro estro creativo e all’instancabile voglia di fare e lavorare che ci caratterizza.

Per questo dobbiamo ringraziare prima di tutto noi stesse, per l’impegno e la curiosità intellettuale che mettiamo in tutto ciò che facciamo, ma pure chi ha supportato e supporta il nostro sito e blog di cui -udite, udite!- abbiamo acquistato il dominio la settimana scorsa. Grazie.

Al momento stiamo collaborando nell’organizzazione di un paio di eventi a carattere culturale, su cui vi aggiorneremo a breve, approntando la sezione “dicono di noi”, con alcuni dei commenti più significativi inviatici da clienti, amici e lettori di Help Traduzioni, e infine, cigliegina sulla torta, stiamo pianificando uno spazio virtuale per dar voce non solo a chi certamente se l’è guadagnata con l’autorevolezza del proprio lavoro, ma anche a chi, in un periodo di crisi come quello in cui ci troviamo, è riuscito a rispondere in maniera creativa alla domanda, ormai diventata tabù, “cosa vuoi fare da grande?”.

Ecco, queste sono in sintesi le novità.

Speriamo, in ogni step, di avervi sempre al nostro fianco per supportarci (e anche criticarci, quando occorre!) nel percorso di vita, di crescita e di lavoro che Help Traduzioni ci ha aperto due anni fa.

Traduzione è sempre e ovunque

di Angela Di Giorno

“Lo spirito di una lingua si manifesta chiaramente soprattutto nelle parole intraducibili”.

Marie von Ebner-Eschenbach, Aforismi, 1880

Una riflessione filosofica sul concetto di traduzione in senso ampio.

Nel mondo odierno, interattivo e multiculturale, nella quotidianità della vita di tutti i giorni operiamo di continuo processi comunicativi di traduzione. Esistono così tanti codici espressivi (visivo, musicale, cinetico ecc.) e così tanti contesti culturali che ogni giorno inconsapevolmente decifriamo significati e concetti. Ad esempio di fronte ad un quadro o uno spettacolo di danza o uno spot pubblicitario.

Una delle difficoltà principali del traduttore è rendere con efficacia il senso del contesto di partenza nella lingua d’arrivo cioè fare propria una prospettiva “altra” e mediare i punti di vista… Il che rapportato al concetto di traduzione in senso largo ci conduce ad una delle più attuali riflessioni sull’interculturalità: come fare a conciliare punti di vista differenti, fare proprie culture molto lontane e mantenere allo stesso tempo intatta la loro essenza, evitare quel buco nero divoratore detto globalizzazione?

Mi è capitato a volte di guardare con interesse documentari sui popoli orientali o comunque molto lontani dalla cultura occidentale e di provare un senso di straniamento… Come se ci fosse un limite di “intraducibilità” che si attivava dentro me ad esempio di fronte alle immagini del tempio di Karni Mata, il tempio indiano dei topi, dove migliaia di fedeli venerano questi animali nutrendoli con latte, cereali e cocco.

E’ un’empasse nota come relativismo culturale, e in senso stretto linguistico, che riassumo con le parole dell’antropologo Clifford Geertz: “Il punto centrale della teoria del relativismo culturale (o storico – è la stessa cosa) è che non è possibile apprendere mai chiaramente l’immaginazione di un altro popolo o di un altro periodo come se fosse la propria. Ma è falso che non si possa mai apprenderla genuinamente del tutto”.

E allora si può solo parlare di negoziazione dei concetti e in questo processo molto va inevitabilmente perso… Molto ma non tutto. Perchè sebbene sia un processo complicato, voglio pensare che, continuando a cercare, alla fine il giusto contatto comunicativo possa instaurarsi.

Il seguente link rimanda ad un interessante articolo sulla questione:

“La traduzione come metafora” di Renate Siebert

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