Vota il tuo traduttore preferito al Top 100 Language Lovers 2015!

Vota il tuo traduttore preferito! Top 100 Language Lovers 2015

Conosci il Top 100 Language Lovers contest?  Si tratta di un concorso giunto ormai alla sua ottava edizione, organizzato da bab.la e Lexiophiles. L’obiettivo è mettere a confronto blog, account Twitter, pagine Facebook e canali You Tube collegati alle lingue straniere.

All’interno delle varie sezioni del concorso (blog, account Twitter, pagine Facebook e canali You Tube) è possibile votare per il blog o l’account social del tuo traduttore preferito, quello che segui più volentieri, che ti entusiasma di più o di cui trovi più utili i contenuti.

Ci sono moltissimi colleghi all’interno della competizione e ogni anno, compreso ovviamente quello in corso, abbiamo sempre votato il nostro traduttore preferito, sostenendolo attraverso il nostro click!

Quest’anno qualcosa è cambiato… Siamo stati nominati anche noi di Help Traduzioni! Se ti va di curiosare, puoi trovarci nella categoria: Language Twitter Accounts (twitterers who share content about languages).

Come posso votare il mio traduttore preferito?Vota il tuo traduttore preferito!

Sarà possibile votare il tuo traduttore preferito (anche noi!) fino al 14 giugno 2015. Lo spoglio (se così si può dire…) per il calcolo dei risultati avverrà dal 15 al 17 giugno, data in cui i portali bab.la e Lexiophiles pubblicheranno la top 100 dei vincitori.

Il voto non richiede registrazioni o inserimento di email, è sufficiente un semplice click! Per la nostra categoria, si può votare a questo link: I 100 migliori account linguistici di twitter 2015 – Vota.

I nomi dei traduttori (quindi nel nostro caso, ad esempio, dello studio Help Traduzioni) sono in ordine alfabetico. Dopo aver individuato il tuo traduttore preferito, basterà cliccare sul pulsante “vota”.

I vincitori riceveranno dei premi offerti dal portale OxfordDictionaries.com.

Ci sono molti traduttori che aspettano il tuo sostegno. Affrettati! Non fargli mancare il tuo supporto 😉

Vota il tuo twitterer linguistico preferito 2015

FACEBOOK CONTEST: Voglio fare un’esperienza all’estero perché…

Facebook contest: vado all'estero perché...Perché un Facebook contest sulle esperienze di studio o lavoro  all’estero?

Molti sono i motivi che ci spingono a viaggiare: un viaggio può essere divertente, stimolante, istruttivo, catartico e molto altro ancora a seconda del momento, della persona e dei luoghi coinvolti.

Ma cosa ci spinge a voler fare un’esperienza di studio o lavoro all’estero? In che modo scegliamo la destinazione di un viaggio così importante e che forse condizionerà la nostra vita in futuro?

L’internazionalizzazione parte dalla reception: lingue straniere, siti web e social media per hotel

Intervista a Martina Barigliano del San Ranieri Hotel di Pisa

Per la nostra rubrica dedicata al mondo del lavoro, in particolare alle professioni e ai settori coinvolti nell’uso delle lingue straniere, abbiamo deciso di intervistare la giovane Martina Barigliano, responsabile marketing dell’hotel San Ranieri di Pisa. Abbiamo ascoltato con interesse la sua storia, i suoi consigli e il suo punto di vista e per questo condividiamo volentieri i contenuti del nostro incontro qui sul blog di Help Traduzioni. Buona lettura!

Ciao Martina, come prima domanda ti chiediamo di presentarti brevemente. Chi sei e di cosa ti occupi al San Ranieri Hotel?

Ciao a tutti. Sì, mi chiamo Martina Barigliano e sono la responsabile marketing dell’hotel San Ranieri di Pisa, ovvero mi occupo di cercare nuovi clienti per l’hotel, coordinando il marketing e la comunicazione sia in riferimento al target turistico, a livello nazionale e non, sia per il settore dei meeting, dato che qui in hotel abbiamo due ampie sale meeting.

L’inglese per il lavoro: perché non occorre essere perfetti. Sapere, saper fare e saper essere

keep-calm-and-trust-me-i-m-a-linguist-3di Daniela Corrado

In una società e in un mercato sempre più globalizzati e multiculturali, parlare dell’importanza dell’apprendimento delle lingue straniere può sembrare quasi una banalità. Eppure non lo è. I know, come incipit è un po’ debole, ma se avete la pazienza di continuare a leggere, vi accorgerete che questo non è il solito post.

In Italia l’insegnamento dell’inglese nella scuola è previsto a partire dai 6 anni, ma in altri paesi europei l’apprendimento di una seconda lingua (L2) è proposto già nel prescolare.

Si tratta di una scelta politica e culturale precisa. La televisione ci dice che “di Europa si deve parlare”, ed è vero. Aggiungerei che, per parlare di Europa, occorrerebbe conoscere le lingue europee, e quindi investire concretamente nel loro apprendimento e nella promozione dell’italiano all’estero.

È di oggi, ad esempio, la notizia che l’Università di Pisa è entrata a far parte del Consiglio europeo per le lingue (CEL). Ma quanti di noi sanno cos’è il CEL e di cosa si occupa?

Spesso si sente dire che c’è uno “scollamento” tra la scuola, l’università, le istituzioni e il mondo del lavoro. Secondo me lo scollamento non avviene al termine degli studi, ma è già presente nella fase di apprendimento; ovvero quando lo studente non capisce il valore concreto delle nozioni che sta imparando e quale possa essere il loro utilizzo pratico.

Se nelle grandi università americane e inglesi è possibile, se si vuole, studiare la fotografia; qui in Italia la fotografia è solo un hobby.
Se la fisica appresa in laboratorio ci svela come funziona il mondo e l’universo, insegnata in aula è solo un mucchio di pagine piene di formule da imparare a memoria.
Se l’inglese è un dialogo letto su un libro, o un gap da riempire per terminare correttamente un esercizio, è solo una lingua morta.

Anch’io ho studiato l’inglese principalmente a scuola e in università, ma entrata nel mondo del lavoro ho capito che tutto ciò che avevo imparato dovevo in qualche modo dimenticarlo: smettere di preoccuparmi della grammatica, delle regole, della sintassi, della morfologia , ecc. e occuparmi di “comunicare”.
Il mio italiano non è sempre perfetto, non vedo perché debba esserlo il mio inglese.

Con questo non voglio dire che la grammatica e le regole non siano importanti, anche perché non corrisponderebbe al vero. Nelle traduzioni, e più in generale nella produzione di testi scritti, la correttezza, l’accuratezza e la precisione sono ovviamente qualità essenziali da cui non si può prescindere. Ma la mia provocazione mira a stimolare una riflessione concreta sui metodi di studio delle lingue straniere, così come di ogni altra disciplina scolastica, e sull’uso che nella vita, nella politica e nel lavoro si fa di ciò che si è imparato sui banchi di scuola.

Una grande lezione, in questo senso, l’ho appresa alle scuole medie grazie alla mia pen friend Annah, nata e cresciuta nelle campagne del Sussex. Ci scrivevamo lunghe lettere in inglese: le sue piene di errori grammaticali e le mie ovviamente perfette (corrette dalla maestra).
Dopo alcuni mesi tristemente, o almeno per me fu un triste evento, il carteggio si interruppe. Le mie lettere, per Annah, erano “so boring” (talmente noiose).

All’università ho ripreso alcune di quelle lettere. Rileggendole ho capito subito quanto fantastiche fossero le sue e quanto, al contrario, ingessate, impostate e perfette (in poche parole “so boring”) fossero le mie.
Se oggi Annah fosse stata un mio cliente o un contratto, sarebbe stata un cliente o un contratto perso.

Non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo: ecco perché oltre a “sapere”, è altrettanto importante “saper fare” e “saper essere”.

Segui il blog!

Ricevi gli aggiornamenti riguardanti il blog direttamente sulla mail
Iscriviti!