Il mondo delle guide turistiche – Intervista a Silvia Piccini, presidente delle Guide Turistiche di Confcommercio Toscana

Turismo a Pisa - Silvia Piccini intervista

Help Traduzioni ha intervistato per voi Silvia Piccini, presidente di Confguide Confcommercio Toscana, professionista a Pisa nel settore del turismo e dell’accoglienza dal 1987, sostenitrice della lotta all’abusivismo e promotrice dell’internazionalizzazione della professione di guida turistica. Silvia descrive con schiettezza i punti di forza e di debolezza della sua professione, analizzando l’evoluzione del ruolo della guida turistica negli ultimi anni, sottolineando l’importanza dei cambiamenti in atto, le possibili tendenze future e i problemi da risolvere.

Trovate altre interviste nella rubrica Lavorare con le lingue straniere… si puo!
Buona lettura!

Silvia, da anni lavori nel mondo del turismo e dell’accoglienza. Nella tua professione quanto conta l’esperienza e quanto la passione?

La mia è un professione altamente specializzata in cui è necessaria una solida preparazione di base e soprattutto una preparazione in vari campi. Dietro la guida turistica, infatti, non c’è solo la conoscenza della storia dell’arte e delle lingue straniere, ma anche una parte manageriale piuttosto complicata. Essendo un libero professionista, la guida turistica il lavoro deve procurarselo. Occorre imparare ad essere manager di se stessi, fare contratti, preventivi, ecc. Ecco perché una guida che ottiene la licenza, che è nominale e individuale, dopo circa 800 ore di corso, uno stage e il superamento dell’esame, per iniziare a lavorare, o meglio a procacciarsi il lavoro, necessita di tanta passione. Mi piace paragonare il mio lavoro a uno sport estremo: è faticoso stare alle intemperie, costantemente esposta al pubblico, passando spesso da una lingua a un’altra, cosa che nell’arco di una giornata può avvenire anche in più di una occasione.

 

Nel mio caso, ad esempio, mi sono abilitata e specializzata per l’italiano (madrelingua), l’inglese e il francese. A breve darò anche l’esame per lo spagnolo. Non smetto mai di aggiornarmi e di studiare. Recentemente ho seguito dei corsi molto approfonditi di giapponese, per cui mi piacerebbe proseguire anche in futuro lo studio di questa lingua.

Ci racconti di come ti sei avvicinata alle lingue straniere? Quali esperienze ti hanno portato a lavorare nel settore del turismo?

Il mio primo approccio è nato dal forte desiderio di voler fare qualcosa che implicasse l’uso delle lingue straniere. Inizialmente pensai al lavoro di hostess, ma poi rimasi delusissima dai compiti che normalmente vengono loro assegnati. Volevo qualcosa di diverso, che implicasse l’uso pratico e costante delle lingue straniere. A quel punto, avendo avuto sin dal liceo una grande passione per l’arte, grazie all’eccellenza dei miei insegnanti, anche universitari, ho iniziato a riflettere su questo connubio arte-lingua, scoprendo che queste mie passioni personali erano anche le caratteristiche essenziali per svolgere il mio lavoro di oggi, ovvero la guida turistica. Ho avuto la fortuna di imbattermi in bravi insegnanti e professori che mi hanno trasmesso l’amore per l’arte e le lingue straniere. Posso dire, quindi, che il mio percorso lavorativo ha fortunatamente rispecchiato le mie passioni e i miei studi.

Secondo te, quanto è importante per il tuo lavoro riuscire a sviluppare delle competenze trasversali (ad es. storia dell’arte, conoscenza del territorio e delle realtà locali, comunicazione e PR, ecc)?

Come ho detto prima, le competenze trasversali sono importantissime. In gran parte sono esperienze che crei direttamente sul campo, lavorando. Devi procacciarti il lavoro. Come te lo procacci? Cercando i vari tour operator, le varie agenzie, ecc. E dove li trovi? In gran parte alle fiere turistiche. In pratica, una parte dell’anno la dedichiamo quasi esclusivamente alle pubbliche relazioni. In questo momento, ad esempio, sono in partenza per il TTG di Rimini, una fiera internazionale B2B del turismo, uno degli eventi tra i più importanti in Italia per il settore turistico. In fiera troverò uno spaccato di quella che è l’attuale tendenza del mercato per il nostro settore, e questo è molto importante perché la guida turistica deve essere all’avanguardia, saper stare sul mercato, capire quali sono i movimenti e le richieste del turismo e adeguarsi.

 

Se ripenso a quando ho iniziato la mia professione, oggi tutto è molto cambiato; perché è cambiato il mercato e quindi anche il ruolo della guida turistica. Ad esempio, anni fa il turista esigeva una spiegazione piuttosto approfondita sui beni artistici e culturali che si apprestava a visitare. Oggi, in genere, va più di fretta ed è più attratto dai divertimenti. Ci sono esigenze diverse rispetto al passato e una guida non può star lì a parlare per ore. Inoltre con la diffusione delle prenotazioni sul web, molto spesso i turisti organizzano i propri viaggi in piena autonomia, senza l’intermediazione di una agenzia, e arrivati a destinazione non necessitano di un supporto culturale o linguistico, ma di un supporto che potremmo definire “logistico”, ovvero di un aiuto pratico nell’organizzazione della propria vacanza e dei propri spostamenti. Ecco perché la guida turistica in questo caso si trova a dover fare le veci dell’agenzia. Per la grande conoscenza del territorio in cui lavora, la guida turistica oggi ha anche il ruolo di depositario delle tradizioni di un territorio, oltre che di consulente turistico, se richiesto e necessario. Quindi siamo ben lontani dai tempi in cui una guida era solo un cicerone. Oggi le guide turistiche sono un valore aggiunto per il territorio e le amministrazioni.

Sappiamo quanto ti è caro il tema della lotta all’abusivismo alla professione: cosa si intende per abusivismo e come possiamo tutelarci?

Il problema è che le leggi non sempre sono in grado di tutelare adeguatamente questa professione. Molto spesso vediamo i turisti accompagnati da guide estere che hanno poca o nessuna conoscenza dei nostri luoghi, delle nostre tradizioni e delle nostre bellezze storico-artistiche. In questo modo si perde totalmente il folklore, e questo è drammatico, soprattutto in Toscana dove la quantità di borghi e ricchezze artistiche è enorme. Per combattere l’abusivismo alla professione ho accettato l’incarico che mi è stato dato di diventare presidente di Confguide a livello provinciale e regionale, ma in realtà adesso sono anche in Confguide a livello nazionale, proprio per cercare di arrivare all’orecchio di chi ci legifera e comunicare i rischi e le problematiche a cui la deregulation espone la nostra professione.

 

È estremamente importante definire concretamente il ruolo della guida turistica, le sue specializzazioni e la sua professionalità, anche per evitare l’evasione fiscale, oppure che il pagamento delle tasse per un lavoro svolto da una guida estera (la cui specializzazione può essere vera o soltanto presunta) all’interno del nostro territorio vada ad arricchire l’erario di un altro paese. Un maggiore controllo genererebbe più lavoro per le guide locali abilitate, portando all’apertura di più partite iva e quindi più soldi per lo stato italiano da investire, si spera, nella tutela dei nostri monumenti.

IF 2014: traduzioni e coworking si può!

Internet Festival 2014

Si è appena conclusa a Pisa l’edizione 2014 dell’Internet Festival, un appuntamento annuale per gli amanti del web, della comunicazione e delle nuove tecnologie.

Il tema di quest’anno è stato la materia, inteso in senso molto ampio, ma anche semplicemente come materia prima, ovvero come elemento fondamentale che consente la realizzazione di ogni progetto.

Mostre, spettacoli e panel hanno animato dal 9 al 12 ottobre l’intera città di Pisa: questo festival, infatti, non ha un’unica location, ma molte location uniche. Frammentario e liquido come la rete, l’Internet Festival ha attraversato piazze, strade ed edifici storici di Pisa, in un vero e proprio “network of blood” per usare le parole di uno degli ospiti più illustri di questo festival, il teorico dei social media Nathan Jurgenson.

Ogni area del festival ci ha permesso di imparare nuove cose e fare networking: in particolare, oltre a visitare le sezioni dedicate al design e al gaming, abbiamo avuto modo di seguire vari panel sull’uso consapevole e etico dei social media, sulla narrazione in rete, ovvero su come farsi pubblicità grazie alle piattaforme e posizionare i brand attraverso le tecniche di storytelling e storysharing, sugli aspetti positivi e negativi del bitcoin, e su molto altro ancora. Inoltre, la street art, le proiezioni, le mostre e i concerti a corredo dei panel e degli stand espositivi ci hanno permesso di vivere un’esperienza culturalmente stimolante, al di là dei rapporti e degli eventi collegati all’ambito lavorativo.

Nel nostro piccolo, siamo orgogliose dell’ospitalità che Pisa offre a questo festival e di aver potuto in qualche modo contribuire alla sua diffusione attraverso il nostro lavoro.

Le materie prime di una buona traduzione sono testi di partenza ben scritti e competenza linguistica dei traduttori. Per questo, oltre alla Fondazione Sistema Toscana e agli altri organizzatori e promotori del festival, ringraziamo tutti i traduttori freelance che quest’anno hanno collaborato con noi in coworking al progetto IF: Lucy M. Vauclair, Lisa Josephine Brucciani, Pat Bulhosen, Michael Harris, Leanne Young e Daniela Zambrini. Grazie!

Le fondatrici di Help Traduzioni  e vostre (forse odiate) coworker– Angela Di Giorno e Daniela Corrado

Come fare per farsi prendere in considerazione dalle case editrici?

Help traduzioni - Come fare per farsi prendere in considerazione dalle case editrici?

di Daniela Corrado

Un caro saluto a tutti! La tesi del Master e il lavoro mi stanno portando via talmente tanto tempo da rendermi davvero difficile scrivere per il blog 🙁

Per fortuna, in questo periodo, c’è Angela che lavora per due. Grazie!

Vado subito al dunque. Nella sezione “Troubles? Contact Us” è stata posta una domanda interessante: “Vorrei chiedere se conoscete qualche casa editrice seria (anche se dai braccini corti) per iniziare a tradurre…”

La risposta mi è venuta di getto. Poi, rileggendola, ho pensato che forse vale la pena condividerla con tutti.

Farsi prendere in considerazione dalle case editrici non è assolutamente facile, specialmente in questi tempi di crisi, in cui si stampa e si traduce veramente poco, e fin qui -purtroppo- non dico nulla di nuovo.

Certo, un metodo potrebbe essere quello di stilare un elenco di piccole case editrici che sembrano valide e proporsi come traduttore/revisore, ma in tutta onestà non credo che si otterrebbe alcuna risposta soddisfacente; infatti, per ottenere un qualsiasi cenno di vita, si dovrebbe avere una grandissiiiiiiiima fortuna, o conoscere direttamente l’autore del libro, cosa che capita veramente a pochi…

E allora? Che fare?

Le mie esperienze lavorative e personali mi hanno permesso di conoscere persone di grande cultura, scrittori, traduttori e redattori portandomi alla conclusione che il metodo migliore per avere una chance con le case editrici sia il seguente:

1) Individua un genere in cui vorresti specializzarti, puoi anche partire dalla letteratura di largo consumo (gialli, romanzi rosa, letteratura per l’infanzia, ecc.)

2) Scrivi un curriculum vitae mirato che evidenzi i tuoi lavori e le tue esperienze nell’ambito che hai scelto o in settori affini

3) Scegli un libro non ancora tradotto appartenente al settore che hai scelto

4) Prepara una scheda di presentazione del libro contenente una breve sinossi e le motivazioni della traduzione, ovvero perché vale la pena di tradure il libro che proponi (se neanche tu lo sai, come puoi credere che lo sappiano gli altri?)

5) Prepara un saggio di traduzione, ovvero un estratto del libro da portare come esempio di traduzione

6) Manda il tutto a chi fa scouting e non ad un indirizzo e mail generico. Bisogna cercare sempre di capire a quale casa editrice quel tipo di libro potrebbe interessare, e soprattutto chi all’interno della casa editrice scelta si occupa dello scouting.

So che è una strada lunga e difficile, ma non credo che ci siano dei metodi più veloci, anzi sono fermamente convinta che chi li propone sia davvero un cialtrone! ;)

Che altro dire? Un grande abbraccio a tutti gli aspiranti traduttori editoriali e in bocca al lupo!!!

Lavorare con le lingue straniere… si può! – Intervista all’imprenditrice Sylvia Garro Sànchez

di Daniela Corrado

Lavorare con le lingue straniere non è sempre facile, specialmente in un momento come questo in cui la crisi economica coinvolge anche i mercati globali e i laureati provenienti da facoltà umanistiche registrano il tasso più alto di disoccupazione. Eppure, si può sempre imparare da chi ce l’ha fatta usando un pizzico di creatività. Il segreto è credere fortemente in ciò che si fa, altrimenti meglio cambiare strada. Con tutte le “rogne” che il mestiere del traduttore comporta (non mi metto ad elencarle sennò si fa notte!) la tenacia e la volontà di farcela, di penetrare il significato profondo di un testo, sono caratteristiche essenziali per riuscire a portare avanti la professione che si è scelto di intraprendere. Perciò proponiamo questa intervista all’imprenditrice Sylvia Garro Sànchez che ha progettato il sito cipensoio.es, un blog bilingue italo-spagnolo per favorire i rapporti culturali e commerciali tra Pisa e San Cristobal de la Laguna di Tenerife, e Jus’To Love, un locale dove gustare piatti vegetariani nel pieno rispetto della natura. Entrambi i progetti sono ancora in fase di realizzazione e sotto il vaglio di approvazione della Regione Toscana. In bocca al lupo, Sylvia! Siamo tutti con te.

Intervista:

Sylvia, potresti dirci da dove vieni? Vengo da un lungo cammino che dal Peru mi ha portato fino in Spagna, Germania e Svizzera. Ho abitato a Tenerife e da lì poi ho deciso di ritornare al continente scegliendo l’Italia.

Da dove è nata l’idea di stabilirti in Italia? Da quando ho visitato l’Italia, 18 anni fa. Feci un lungo giro in auto con mia sorella dal nord fino a Roma. Mi colpì molto la simpatia, la storia, la cultura, il cibo e la musica…alcune cose in realtà le conoscevo anche prima di arrivare in Italia.

Come mai hai deciso di aprire un blog come Cipensoio.es? Dal desiderio di dare vita ad un’idea imprenditoriale diversa. Comunicare è lo scopo finale. Mi sembra che oggi il problema delle persone sia quello di non riuscire a comunicare fra loro, e io per esperienza di lavoro sono stata sempre abituata a parlare e relazionarmi con gente di tutto il mondo ed in situazione varie, per telefono oppure personalmente.

Quanti e quali problemi ti ha creato e ti crea negli affari il fatto di non essere madrelingua italiana? Devo stare attentissima ai giochi di parole. Non sempre quello che dici in spagnolo ha un equivalente in italiano e viceversa. Anche l’intonazione della voce conta e può causare dei fraintendimenti…Alla fine, però, è solo parlando che si può imparare, e anche se si fanno degli errori, tutto serve a migliorare la comunicazione.

Com’è impostato il tuo rapporto con enti, collaboratori e stakeholders alla luce delle differenze linguistiche? Credo che mi ascoltino e che restino incuriositi dal fatto che una straniera si senta attratta dalla storia e dalla cultura italiana, e forse anche un po’ lusingati. Credo che sia importante essere sempre sinceri in quello che si dice e sente, anche negli affari.

Da dove nasce l’idea di Jus’to Love? È la sintesi di anni di vita vegetariana. Mi chiedono sempre come mai non mangio la carne, ma in genere ho deciso di non mangiare qualsiasi cosa che debba morire per far sì che viva io… Certamente ha ragione anche chi dice che allora anche le piante soffrono e che però quelle le mangio, ma il livello energetico è diverso. È una filosofia di vita…

Come pensi di conciliare l’attività del blog con quella di Jus’To Love? L’idea è quella di sviluppare il blog all’interno del bar vegetariano… vedremo se si riuscirà a farlo così come l’ho progettato, ma nel frattempo sono partita con la redazione del blog Ci penso io! Che al momento sta assorbendo tutta la mia attenzione.

Cosa consiglieresti ai giovani ragazzi di oggi che hanno studiato le lingue straniere ma dopo la laurea si sentono spaesati? Consiglio di viaggiare e visitare altri paesi. Le esperienze contano tanto e restano sempre, inoltre ti danno un’aria diversa di sicurezza e maturità. In questi tempi difficili per tutti, fare volontariato potrebbe essere un altro modo per dare una mano e al stesso tempo imparare cose nuove. La possibilità di usufruire del programma Erasmus per viaggiare è un’altra alternativa valida che ti mette in contatto con altre culture, perlomeno all’interno della Comunità Europea. Meglio ancora se si decide di studiare le lingue perché ti piacciono. Devi amarle fino in fondo però. Se non ami quello che stai facendo è meglio lasciar perdere perché vuol dire che forse hai sbagliato cammino. In quel caso meglio avere il coraggio di ricominciare da capo!

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