È arrivato Glossarissimo!

Stefano Kalifire - Glossarissimo.di Daniela Corrado

Questo breve post è dedicato al neonato blog di wordpress Glossarissimo! Ideato e realizzato dai traduttori in ausilio ai traduttori, questo blog rappresenta un punto di riferimento importante per chiunque abbia bisogno di reperire velocemente delle indicazioni e delle risorse terminologiche inerenti a vari settori e/o combinazioni linguistiche.

Il progetto, partito già con Traduttore Cerca Aiuto, si amplia e prende sempre più consistenza grazie al suo autore Stefano KaliFire, e soprattutto grazie a tutti coloro che credono nella traduzione e nell’importanza della costruzione di pagine web come questa.

Nel blog, oltre ai glossari, sarà possibile consultare molte altre risorse, come ad esempio link, video, articoli, ecc., così come vari materiali utili per l’aggiornamento continuo nel campo della linguistica e della traduzione.

Tramite la funzione “search” si accede facilmente all’intero database. Ogni risorsa è taggata in modo da facilitarne la reperibilità; in particolare, per quel che riguarda la classificazione linguistica, è stata utilizzata la nomenclatura standard ISO 639.

Traduttore Cerca Aiuto e Glossarissimo! sono presenti anche sui social media (Facebook, Twitter e Scoop.it), anche se personalmente ho preferito iscrivermi direttamente al blog, così da essere informata in tempo reale del caricamento di nuove risorse.

Che altro dire? È un progetto utile e ambizioso che rappresenta un grande tesoro per tutti i traduttori!

Grazie Stefano da parte di tutti noi.

Ripetizioni di inglese: English prepositions, cosa fanno TO e FOR davanti agli indirect objects

di Daniela Corrado

Tutti sanno che in genere in inglese le preposizioni precedono nomi, pronomi e verbi al gerundio (ad eccezione di but ed except).

Nonostante ciò non è così facile imparare ad usare correttamente le preposizioni in inglese, e soprattutto  non è così facile capire quando è il caso di utilizzarle e quando no. Ad esempio, in italiano le infinitive che indicano il fine o lo scopo di norma sono introdotte sempre da preposizioni:

es. Sono venuto qui a/per studiare

Laddove in inglese questo non è assolutamente richiesto ed è sufficiente una semplice infinitiva:

I came here to study

L’argomento che mi ha ispirato questo articolo è l’uso, o meglio l’omissione, delle preposizioni to e for davanti agli indirect objects.

È un argomento abbastanza banale, ma dando ripetizioni agli studenti ho notato che in realtà il loro uso non è poi così immediato. In effetti, ammetto di aver avuto anch’io delle difficoltà nella spiegazione della regola perché avendo spesso sotto mano testi in inglese vado quasi sempre a “orecchio” e non sto lì a chiedermi il perché e il per come.

Vedere qualcun’ altro apprendere una lingua straniera sotto i tuoi occhi ti rende partecipe di processi cognitivi a cui mai avresti fatto caso e ti spinge a studiare ancora di più!

Per cui sono andata a ripassarmi la regola e adesso vi tocca questo post in cui vediamo insieme di cosa si tratta.

To

Una frase inglese del tipo I gave the book to Tom è corretta anche se la scrivo I gave Tom the book.  Nel secondo caso ho spostato l’indirect object subito dopo il verbo, prima del direct object, ed ho omesso il to.

Questa costruzione può essere usata con i verbi: bring, give, hand, leave, lend, offer, pass, pay, play, promise, sell, send, show, sing, take, tell.

For

Allo stesso modo, I’ll find a job for Ann ha il suo equivalente in I’ll find Ann a job, ponendo come sopra l’indirect object fra il verbo e il direct object e omettendo il for.

Di solito questa costruzione si usa dopo: book, build, buy, cook (bake, boil, fry, etc.), fetch, find, get, keep, knit, leave, make, order, reserve.

Strano vero? Noi in italiano non lo facciamo, eppure in inglese si usa così!

A questo punto bisogna sottolineare che in entrambi i casi si preferisce:

  • usare la costruzione senza preposizione nel caso in cui il direct object sia una frase

Es.  Show me what you’ve got in our hand; Tell her the whole story, etc.

  • usare, invece, la costruzione con la preposizione se l’indirect object  è una frase, o se il direct object è it o them

Es. They kept it for Mary; She made them for bill; We sent it to George, etc non possono essere strutturate con una costruzione del tipo verb + noun + pronoun.

Però, se anche l’indirect object è un pronome è possibile l’inversione dei due pronomi e l’omissione del to:

I sent it to him

I sent him it

Ciò non è possibile per le costruzioni con for e con i pronomi come some, one, any something, etc.

Es. He gave Bill some; He bought Mary one, etc.

Inoltre i verbi promise, show e tell devono essere seguiti direttamente dall’indirect object senza il to:

promise us, show him, tell him, etc.

Al contrario, read e write richiedono il to: read to me, write to them, etc.

E, infine, play e sing reggono sia il to che il for: play to us, play for us, etc.

Spiegazione esaustiva? Spero proprio di sì, così vedrò un bel sorriso illuminare il volto di uno studente contento di aver preso un bel voto a scuola. 🙂

Se poi siete anche interessati a dei tutoring di inglese, visitate pure questa pagina del nostro sito: LABORATORI, DOPOSCUOLA e CORSI DI INGLESE.

Giornata europea delle lingue e Festival America 2012

di Daniela Corrado

Oggi, in occasione della Giornata europea delle lingue (vi ho messo il link al sito della BBC e non al sito ufficiale dell’evento perché, non so a voi, ma a me stamani quel sito non si caricava!) vorrei accennare brevemente a un evento che si è tenuto in Francia, a Vincennes, dal 20 al 23 settembre scorso: il Festival America.

Il Festival, incentrato sulla riflessione e promozione della letteratura nord e sud-americana, ha avuto come ospite d’onore

Toni Morrison, una scrittrice che negli anni ha saputo rappresentare senza veli la dura storia dello schiavismo e la contaminazione delle tendenze “occidentali” sulle culture considerate a torto minoritarie.

Se non avete mai letto nulla della Morrison, per capire di cosa parlo, vi consiglio di iniziare con “The bluest eye” e “Beloved”.

Sono due libri “forti” in cui la Morrison scava le frustrazioni, i dolori e le ambizioni più tormentate dell’animo umano, ma secondo me, se vi interessa la letteratura americana, vanno letti (si direbbe oggi: “sono un must“).

L’originalità del Festival America risiede, tra le altre cose, nel fatto che si sia deciso di ambientare un evento inerente alla letteratura americana in Francia (e si sa che i francesi non vedono di buon occhio gli americani né politicamente, né linguisticamente…), ma come al solito la letteratura va oltre queste questioni terrene e spezza tutte le barriere politiche e ideologiche (per fortuna!).Data la portata internazionale dell’evento, gli autori e gli ospiti invitati hanno parlato in francese, inglese, portoghese e spagnolo; e, per rendere il festival accessibile a tutti, senza barriere linguistiche, hanno collaborato in maniera volontaria anche gli interpreti di una scuola specializzata in traduzione e interpretariato di Parigi.

Qui accanto trovate il link con tutte le interviste e i materiali prodotti: Festival America

Traduzione degli idioms inglesi (parte seconda): modi di dire sui fagioli

traduzione degli idioms inglesiDopo il primo post sulla traduzione degli idioms inglesi, notando che l’argomento ha divertito molti, ho deciso di continuare a curiosare nella “casa degli specchi deformanti”. Perciò, oggi vorrei parlare con voi di fagioli.

Sarà che guardavo da piccola i film western all’italiana di Bud Spencer e Terence Hill, in cui c’erano sempre padelle fumanti di fagioli, tanto invitanti da far venire l’acquolina in bocca… Sarà che mia nonna mi ha cresciuto a pasta e fagioli…   Sono rimasta sorpresa quando ho visto che non ci sono molte espressioni in italiano che contengono fagioli, tranne (almeno per quello che mi risulta) “cadere a fagiolo”, cioè accadere al momento giusto. Al contrario, in inglese ci sono molti detti contenenti le parole bean/beans. E, anche in questo caso, sono piuttosto buffe.

Alcuni esempi di traduzione degli idioms inglesi sui fagioli

Dichiarare “I don’t know beans” significa ammettere di non conoscere nulla di un dato argomento (es. When it comes to football, I don’t know beans = in quanto a calcio, non ne capisco nulla). Stessa connotazione negativa ha l’espressione “it’s not worth a bean”, ossia “non vale niente” o meglio in italiano “non vale un fico secco”. La saggezza popolare italiana controbatte con il proverbio “Riso e fagioli fanno crescere i figlioli”. I fagioli sono un pilastro della nostra cucina tradizionale e hanno portato avanti generazioni di italiani 🙂

Sul fatto che i fagioli siano un cibo povero sono d’accordo anche loro. Per dire che si trova in una situazione di estrema indigenza, un inglese potrebbe affermare, infatti, di essere “down to chili and beans”, che si potrebbe associare al nostro “essere ridotti a pane e cipolla”.

Non è finita. Gli inglesi quando confessano un segreto, o più in generale “vuotano il sacco”, rovesciano i fagioli (to spill the beans). 🙂 Concludo con un’espressione un po’ più allegra, che ridà dignità a questo mitico legume: “to feel full of beans”, che significa sentirsi attivi, pieni di energia ed entusiasmo. Sfido io, un piatto di fagioli ti rimette in forze di sicuro, anche se mi rimane qualche dubbio sull’essere attivi e svegli dopo averlo mangiato…

 Autore: Angela Di Giorno

Segui il blog!

Ricevi gli aggiornamenti riguardanti il blog direttamente sulla mail
Iscriviti!