Auguri di buon Natale da Help Traduzioni!

Auguri di buon Natale da Help Traduzioni.

Mancano ormai pochi giorni al 25 dicembre, quel giorno dell’anno meglio conosciuto come Natale, in cui avviene il classico scambio di auguri (e di dolci…).

Eppure, a proposito di auguri, se vi fosse mai capitato di interrogarvi su “what makes a Christmas merry”, ovvero sul perché in inglese diciamo happy new year o happy birthday ma riferendoci al Natale siamo soliti usare l’aggettivo merry, ecco un articolo della lessicografa Katherine Connor Martin che svela (o per lo meno ci prova) il mistero in questione:

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Questa lettura, utilissima per chiarirsi le idee sull’argomento, ha generato (non so a voi, ma a noi sì) qualche nuovo interrogativo linguistico.

Da dove deriva, infatti, il termine yuletide (una parola che in tutta onestà non siamo nemmeno certi di saper pronunciare correttamente…) per indicare tutto ciò che è natalizio? Questa volta, in nostro aiuto, c’è San Wikipedia: Yuletide – Wikipedia (per conoscere la pronuncia esatta di yuletide, invece, cliccare QUI)

In qualunque parte del mondo voi siate, e qualunque lingua parliate, se vi piace il Natale questo post è per voi: per darvi i nostri auguri di Natale, perché sia molto ma molto merry, o happy, o come lo preferite voi!

Auguri di cuore, Help Traduzioni!

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Imparare le lingue straniere e imparare a studiare: qualche consiglio

HelpTraduzioni-mappa-mentale-lettura

di Daniela Corrado

#1 Leggere serve ad apprendere e scrivere meglio

Cosa succede quando si perde l’abitudine a leggere? Una delle conseguenze più evidenti, e alla portata di tutti, è il progressivo impoverimento del lessico, ovvero la tendenza a utilizzare sempre le stesse parole, molto semplici, anche in contesti molto diversi.  Ci avete mai pensato? E’ un risultato piuttosto grave se si considera che con le parole non esprimiamo soltanto i nostri pensieri, ma anche le nostre emozioni.

La mappa mentale sulla lettura che trovate qui sopra (disegnata da Angela Di Giorno) è il frutto delle elaborazioni maturate durante le nostre attività di formazione (docenze, laboratori didattici, ecc) svolte principalmente con bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie.

L’apprendimento dell’inglese o di una lingua straniera, soprattutto in tenera età, passa attraverso l’ascolto e poi si sedimenta attraverso la lettura e la scrittura, esattamente come avviene con la propria lingua madre.

Per riflettere insieme su questo tema e sventare alcuni dei luoghi comuni più diffusi sull’apprendimento delle lingue straniere, vi proponiamo un quiz:

True or false?

  •  Per imparare una lingua straniera non serve la grammatica, basta ascoltare un madrelingua “parlare”   T/F
  •  Bisogna assimilare le regole grammaticali per riuscire a comporre correttamente le frasi   T/F
  •  Per imparare una lingua straniera bisogna andare all’estero   T/F
  •  Leggere i libri o guardare i film in inglese ti permette di imparare la lingua e acquisire l’accento   V/F
  •  Prima si inizia a studiare una lingua straniera e meglio è   T/F
  •  Dopo una certa età acquisire una lingua straniera è più difficile   T/F
  •  I bambini imparano più facilmente le lingue straniere attraverso il gioco   T/F

Fine del quiz!

Quali affermazioni sono vere? Quali invece false? Tutte le affermazioni presenti nel test qui sopra sono vere e false allo stesso tempo!

Perché?

Perché ognuno di noi ha un proprio stile e un canale di apprendimento predominante

Ecco perché i corsi migliori sono quelli in cui l’insegnante può adattare materiali e strumenti didattici in base a chi ha di fronte, promuovendo canali e forme corrette di autoapprendimento. Non si può infatti pensare che sia sufficiente soltanto ciò che si fa in classe o durante un corso! L’autoapprendimento è indispensabile per riuscire a fissare parole, concetti, strutture, ecc.

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Apprendimento delle lingue straniere#2 Le lingue straniere servono per comunicare

Molto spesso si dimentica che le lingue servono per comunicare. Che si tratti di comunicazione scritta o orale, resta il fatto che attraverso di esse comunichiamo. Pertanto, anche nell’apprendimento, è importante capire come comunica chi abbiamo davanti e come rapportarci con lui sulla base di quello che invece è il nostro personale stile comunicativo.  Cosa vuol dire nella pratica tutto questo?

Se si costringe, ad esempio, un tipo “visivo” ad ascoltare per un’ora una docente chiacchierare in inglese ne uscirà certamente addormentato o stremato. Allo stesso modo, un tipo “cinestesico” avrà bisogno di attività che vanno oltre l’ascolto e la scrittura per imparare senza essere penalizzato rispetto a chi è visivo o uditivo.

Ci sono molti modi per capire “di che tipo siamo”. Angela ed io, ad esempio, crediamo che l’elaborazione di mappe mentali, da disegnare sia come attività di gruppo, sia singolarmente a casa, sia uno strumento valido per permettere all’insegnante di capire le modalità di apprendimento e organizzazione del pensiero degli studenti. Sull’argomento, rimandiamo anche al pdf SKILLS – Analisi degli stili e delle strategie di apprendimento, un manuale guida finanziato dalla Comunità europea molto utile e completo (anche per gli adulti).

Don’t forget! Avere consapevolezza del tuo stile di apprendimento ti permette di scegliere in maniera autonoma il metodo e gli strumenti di studio più adatti a te. Che aspetti?

Non siete ancora convinti? Parliamone! Scriveteci pure a helptraduzioni@ymail.com

Siete curiosi? Date un’occhiata a questo sito: teachthought.com

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L’ostacolo della lingua: lo studio delle lingue straniere

Ostacolo della lingua: lo studio delle lingue straniere

di Angela Di Giorno

Mi è capitato qualche volta di sentire parlare della difficoltà che molti incontrano nello studio delle lingue straniere e, in particolare, quando si trovano nella condizione di dover comunicare in lingua straniera. Che si tratti di lavoro, turismo, o semplicemente per capire il testo di una canzone, persone più anziane o anche più giovani si scontrano con questa lacuna che può essere frustrante e limitante. La reazione è di rabbia e ho sentito dire frasi del tipo “ma perché non imparano loro l’italiano?”. Segue quindi il rifiuto.

Non ho mai compreso fino in fondo questo atteggiamento perché, essendo nel campo, credo nel valore delle lingue straniere come ponte di unione culturale, ossia come mezzo e non come ostacolo, e mi ha sempre affascinato lo studio delle lingue straniere e delle culture ad esse associate.

Fino al giorno in cui qualche tempo fa non ho assistito ad una lezione di finlandese per principianti tenuta da un collega. In quel caso si era già accesa una lampadina: un punto di vista straniato che mi aveva fatto riflettere. Ulteriore occasione illuminante: un breve viaggio programmato con gli amici in Germania. Non ho studiato il tedesco, perciò anche solo consultare una mappa o chiedere un’indicazione potrebbero essere operazioni complicate. Mi ha fatto sorridere una domanda che mi è stata fatta di recente: «Come si dice  “sono una capra in inglese” in inglese? Così ho qualcosa da dire al prossimo turista che mi ferma per strada».

Imparare una lingua straniera non è sicuramente facile e richiede tempo e impegno. L’idea di iniziare da zero può sembrare una battaglia persa in partenza. Serve naturalmente costanza e pazienza, ma anche curiosità e soprattutto una motivazione. Credo che un errore frequente nello studio delle lingue straniere sia quello di seguire un metodo “scolastico”, cioè quello di memorizzare regole grammaticali – che sono comunque importanti – perdendo di vista l’obiettivo più concreto ossia acquisire degli strumenti comunicativi da tirare fuori al momento giusto!

Riuscire a dare o chiedere delle indicazioni, a gestire una telefonata in ufficio, a leggere autonomamente una mail o un libro in lingua straniera, può essere molto gratificante. Avendo ben chiaro in mente il motivo per cui si intraprende lo studio delle lingue straniere è più semplice superare l’ostacolo 🙂

Per esempio il mio viaggio imminente, mi ha dato la motivazione di interessarmi al tedesco. Per adesso ho dato un’occhiata alle espressioni di uso comune che potranno essermi utili, poi con calma magari potrò passare al resto. La motivazione sarà familiarizzare con una lingua in più per scoprire col tempo che forse mi piacerà e mi sarà utile più di quanto immaginassi.

Lo sapevate che…?

lo-sapevate-che? Dopo le tristi vicende accadute oggi, in contemporanea al giuramento dei Ministri del Governo Letta, per alleggerire un pochino la giornata, eccovi un articoletto della linguista Licia Corbolante, pubblicato sul suo sito Terminologia etc – La scelta del genere di ministro.

Consiglio a tutti i nostri lettori di dare un’occhiata non solo all’articolo, ma all’intero sito (molto ben strutturato, complimenti Licia!) perché contiene materiali utili e interessanti, soprattutto per traduttori, localizzatori e copywriter.

L’articolo in questione, prendendo spunto dalle recenti dichiarazioni dei media, si interroga sulla scelta del genere della parola “ministro”. Quale sarà la scelta grammaticalmente corretta? Ministo e/o ministra? Ma, a sorpresa, spunta anche una terza opzione… Buona lettura!

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