Traduzione giurata o asseverazione: questa sconosciuta

Traduzione giurata o asseverazione di traduzioni a Pisa - Help TraduzioniIniziamo il 2015 con un post che potrei simpaticamente definire “di corridoio”: sapete cos’è una traduzione giurata o asseverazione? Ecco, alcune settimane fa stavo per l’appunto lavorando a una traduzione giurata dall’inglese all’italiano e, dopo aver terminato la traduzione e predisposto il testo per il giuramento, come da prassi, mi sono recata nell’ufficio del Giudice di pace di Pisa. In Italia infatti, a differenza di altri paesi, non esiste la figura giuridica del traduttore ufficiale (spesso anche chiamato traduttore giurato) e la traduzione giurata o asseverazione avviene attraverso un giuramento che il traduttore presta in tribunale, negli uffici di un giudice di pace o presso un notaio.

Mentre ero in corridoio, in attesa di svolgere l’asseverazione, per ingannare il tempo, ho intavolato due chiacchierare con i colleghi che mi precedevano nella fila. Dopo qualche minuto di conversazione (sorpresa!) ho capito di non avere davanti dei traduttori: in fila c’erano due studentesse universitarie (o forse neolaureate) delle facoltà di medicina e di lingue straniere a Pisa.

Chi può effettuare una traduzione giurata o asseverazione?

Chiacchierando ho appreso che la studentessa (o neolaureata) in medicina aveva deciso di auto-tradursi alcuni documenti personali (titoli di studio e certificati vari), chiedendo a un’amica (la studentessa in lingue straniere) di revisionarle la traduzione e farle da “traduttore prestanome” per poter svolgere l’asseverazione. Un’azione del genere sottende la presunzione più o meno consapevole che la conoscenza mediamente approfondita di una lingua straniera, in questo caso dell’inglese, sia sufficiente a svolgere in modo professionale una pratica importante come quella della traduzione giurata o asseverazione. Capite bene che ciò squalifica completamente, più di quanto già non faccia la deregulation, il lavoro e la figura del traduttore professionista. Allibita e un po’ intristita dalla piega presa dai fatti ho deciso un po’ antipaticamente, lo ammetto, di interrompere la conversazione.

Vedendomi impegnata nel conto delle marche da bollo (elemento necessario in ogni traduzione giurata o asseverazione), una delle due ragazze ha deciso di farmi una domanda: “Ma tu sai se le marche da bollo le vende il Giudice di pace?”. Ehm, no. Il Giudice di pace, ad oggi, non è anche (o ancora) un negozio di tabacchi. A quel punto, colta da improvvisa pietà, non saprei dire se per me, per l’intera categoria dei traduttori o per le due giovani inesperte, ho iniziato a spiegare loro che le marche da bollo in genere vanno acquistate prima di effettuare la traduzione giurata o asseverazione, e che il numero di marche necessarie varia in base alla lunghezza della traduzione. Inoltre ho precisato che a seconda del paese di destinazione del documento tradotto può rendersi necessaria anche la legalizzazione o l’apposizione dell’apostille. Le ho invitate a riguardare molto attentamente le traduzioni svolte, perché il traduttore attraverso il giuramento assume delle responsabilità civili e penali relativamente a ciò che ha tradotto.

studio di traduzioni - errori di traduzioniNon l’avessi mai fatto. Ecco una seconda domanda coraggiosa: “Potresti gentilmente riguardarci la traduzione?”. Incuriosita ho abbassato lo sguardo sul primo foglio. Centrato e in maiuscolo, ho letto: Minister of Justice. Era un certificato del Casellario Giudiziale, ovviamente tradotto male. Sarebbe bastato un qualsiasi vocabolario bilingue per non far scomodare un ministro e tradurre correttamente la parola italiana ministero con l’inglese ministry. A quel punto, davvero di cuore, ho consigliato loro di tornare a casa e sistemare la traduzione.

Nel frattempo però il loro turno era giunto. Senza marche da bollo e con una traduzione pasticciata le vedo entrare nell’ufficio del Giudice di pace. Ciò che è seguito è stato ovviamente un disastro, anche se già annunciato: il Giudice di pace si è categoricamente rifiutato di svolgere la procedura di asseverazione.

L’aspetto positivo di questa vicenda è stato che ognuno, o perlo meno io di certo, ha imparato qualcosa. Da parte mia, in tutta onestà, sono rimasta colpita dalla scrupolosità e dalla correttezza mostrata dal Giudice di pace. Dall’altra parte, invece, in base alle domande postemi all’uscita dell’ufficio, ho capito che il disastro annunciato aveva avuto effetto: in qualche modo, non so come, ero riuscita a trasmettere alle due ragazze la serietà e il valore del mio lavoro di traduttore. Lo considero un bel traguardo per iniziare al meglio questo 2015.

Trovate altre info pratiche sul servizio di traduzione giurata o asseverazione a questo link: http://wp.me/P4XZPg-2hL

Autore: Daniela Corrado

2 Comments

  1. Gaya T.

    Ciao Daniela. Mi permetto di scrivere un breve commento, semplicemente per ricordarti che per esercitare il “tuo” mestiere, credo che anche tu sia dovuta passare da un’università, proprio come quelle “sbadate studentesse”. Trovo molto triste deridere il lavoro sciagurato di due giovani inesperte. Sarebbe stato più carino se avessi raccontato la storia sotto un altro punto di vista. Avresti potuto dedicare due parole sul fatto che agli studenti, probabilmente, non viene insegnato come comportarsi in tali situazioni. Un saluto.

    • Ciao Gaya, fare il traduttore è un lavoro bellissimo, che dà tante soddisfazioni, ma che purtroppo in Italia, a differenza di altri paesi, non è riconosciuto e regolamentato adeguatamente (ad esempio attraverso un albo) e questo fa sì che spesso la gente pensi di poter fare a meno di questa figura professionale. La situazione che ho descritto in questo articolo è emblematica di questa situazione “all’italiana”. L’articolo non vuole assolutamente scoraggiare gli studenti a intraprendere la strada della traduzione professionale con specializzazioni adeguate post-laurea, né colpevolizzare in generale studenti o altre persone che a qualunque titolo decidono di comportarsi come descritto nell’articolo. Il problema è l’assenza del riconoscimento formale della professionalità del traduttore. Non si va a farsi tirare un dente da un infermiere piuttosto che da un dentista, non ci si fa difendere in Tribunale da un oratore esperto piuttosto che da un avvocato e allo stesso modo non bisognerebbe rivolgersi ad altri che a un traduttore professionista per svolgere le asseverazioni. A ognuno la sua professione insomma, anche agli studenti 😉

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