Visita al Salone Internazionale del Libro di Torino

di Gianluca Costagliola

Dati gli impegli all’SMS (vedi post precedente), non ho potuto partecipare al Salone del libro di Torino. Tuttavia ho trovato un validissimo inviato che si è prestato a fornirci un resoconto dettagliatissimo dell’evento. Grazie Gianluca! 😉

Primo giorno

Arrivo in metropolitana proprio davanti all’ingresso del Palafiera del Lingotto, l’edificio che ospita questa XXV edizione del Salone del libro. Sono le tre di un ozioso primo pomeriggio primaverile, tanto che bastano solo cinque minuti di coda per arrivare alla biglietteria ed entrare.

Orientarsi mi pare subito molto facile: all’ingresso ci sono mappe dei padiglioni, degli espositori e manifesti degli incontri del giorno, e un ambiente ampio che rende facile districarsi tra la folla pur numerosa; abituato a situazioni ben peggiori, inizio subito ad aggirarmi tra gli stand pieni di libri, libri e ancora libri.

In tutti i padiglioni ci sono molti spazi dedicati agli incontri, che subito calamitano la mia attenzione: gli stand possono anche aspettare, gli ospiti bisogna coglierli al volo. Arrivo quasi casualmente nello spazio denominato Sant’Anselmo, non a caso dal momento che ospita libri a tema religioso. In un angolo, di fronte ad una trentina di sedie già tutte occupate, il cardinale Scola sta presentando una rivista cui partecipa; la quale di cerca di stabilire un dialogo tra islam e cristianesimo, soprattutto in quelle nazioni del medio oriente dove ci sono piccole comunità cristiane, molto antiche e magari non così legate alla chiesa occidentale. In questi ambiti è difficile farsi capire, prima di tutto con la lingua e poi anche con la cultura, cose che fanno più spesso da barriera che da ponte. Avanti traduttori!

Tuttavia non mi soffermo fino alla fine, perché voglio andare a vedere la presentazione del libro di Ammanniti, autore che non conosco, e non so nemmeno che libri abbia scritto, quindi mi pare l’occasione giusta per conoscerlo. Dopo una breve ricerca, però, davanti all’ingresso della sala trovo un fila che manca poco arriva fino a Porta Nuova.

Dunque sono costretto a desistere, per ripiegare sull’incontro con Giacobbo, conduttore di Voyager, noto per la sue interpretazioni “non convenzionali” dei misteri dell’archeologia, se mi passate la perifrasi. La presentazione è interessante, quasi invidio il suo modo di parlare, l’enfasi e la suspense che riesce a mettere su quello che dice, anche se, devo dirlo, resto molto scettico sui contenuti e soprattutto sul metodo.

Finalmente libero, mi aggiro tra gli stand, scoprendo però che è piuttosto difficile cercare qualcosa, perché tutta la fiera è divisa a seconda delle case editrici: se non sai o non ricordi da chi è pubblicato un autore, rischi di girare a vuoto per un bel po’ prima di trovarlo. Oppure se, come me, non si hanno idee precise, ci vuole molto tempo per curiosare in tutti gli stand e stabilire se c’è qualcosa che vale veramente la pena di comprare. Così passo il resto del pomeriggio per la fiera, osservando i libri e le persone, e poi i libri, tanti libri e persone, tantissime persone di tutti i generi e tipi; e poi gli stand affollatissimi delle grandi case, quelli più insoliti tipo la letteratura guineana o di stampe antiche, quelli delle regioni e addirittura un reparto dedicato ai dischi e alla musica.

Non compro nulla, e poco prima dell’ora di cena torno a casa leggermente insoddisfatto, più che dalla fiera in sé, da me stesso per non esser stato capace di trovare qualcosa in quella messe di opportunità. Ma, mi prometto, non è finita qui.

Secondo giorno

Il programma è dominato dall’incontro con Fazio e Saviano. Memore dell’esperienza di ieri, decido di arrivare con mezz’ora di anticipo. L’incontro è alle 12, e alle 11 mi presento ai cancelli della fiera. E’ domenica mattina, la fila è più che triplicata rispetto a ieri, e una pioggerellina insistente mi accompagna lungo tutto il serpentone di folla davanti alle biglietterie. Dopo 35 minuti esatti di santa pazienza in coda, riesco ad entrare e mi dirigo come un fulmine, schivando la folla, all’auditorium Lingotto.

Anche se manca mezz’ora, la grande sala è già un po’ riempita, ma riesco a trovare un buon posto nella prima metà, leggermente defilato sulla sinistra. La sala si riempie completamente, molti che arrivano non vengono fatti più entrare.

Gli ospiti fanno un quarto d’ora di ritardo accademico, normalissimo dal mio punto di vista, ma che fa rumoreggiare una parte del pubblico. Ad ogni modo all’ingresso sono accolti da scroscianti applausi. Con Fazio e Saviano ci sono anche la Litizzetto, Piccolo e Serra, in pratica tutta la squadra della loro prossima trasmissione “Quello che non ho”. Fazio e la Litizzetto si beccano come alle solite, strappando più di qualche risata, mentre agli altri tre è affidata la parte più seria. Soprattutto gli interventi di Saviano suscitano applausi a scena aperta; si appassiona molto a quello che dice, lo si vede da come gesticola, le sue parole riescono ad arrivare al cuore di chi ascolta, così come i suoi scritti. Anche se non sempre magari si è d’accordo con l’opinione, non si può non ammirare la persona, e rammaricarsi che non ce ne siano di più. Conclude il suo intervento con la frase “Difendete ciò che vi piace”, provocando addirittura una standing ovation.

Finito l’incontro, esco a razzo dalla sala e vado a procurarmi un (costoso) panino, e poi ritorno all’auditorium per il successivo appuntamento con uno scrittore, niente meno che Baricco. Riesco a piazzarmi quasi nel punto precedente, davvero curioso di sentire un autore di cui ho letto qualcosa, ma di cui non posso certo dirmi fan. Rimango sorpreso dal suo modo di esprimersi schietto e diretto. I toni sono più pacati, ma questo non impedisce una certa dose di humour che mi rallegra molto.

Al centro del suo monologo le tre cose che ha imparato lui come scrittore in questi ultimi 25 anni, da quando la fiera del libro era poco più che una fiera di paese. Mi colpisce soprattutto il ragionamento intorno alla presunta profezia del secolo addietro, secondo cui la società si sarebbe basata sempre più sulle immagini, relegando in secondo piano la scrittura. Cosa puntualmente contraddetta dai fatti, dal momento che adesso, oltre a libri e giornali, ci si è messo internet con social network, blog, email, ebook, etc.. a inondare di contenuti scritti la nostra vita. Mi ritrovo moltissimo in quello che dice: scrivere consente di prendersi i suoi tempi, riflettere e approfondire, come quando ad esempio si scrive una mail. Il comunicare per mezzo scritto sembra non essere più un ambito per soli specialisti, e questo a mio parere è un grande successo (forse l’unico) dei nostri tempi.

Esco soddisfatto dagli incontri e mi rituffo nella fiera. Libri, libri, e ancora libri. Casualmente assisto anche alla presentazione del libro di Cristicchi, che tra una tappa e l’altra della sua tournée, ha intervistato i reduci della guerra e ha raccolto i loro racconti in un libro.

Infine per non restare a mani vuote anche oggi, mi getto sui libri di storia, unici insieme ai fantasy/fantascienza di cui posso dirmi veramente un fan. Rimedio un libro sull’antico Egitto, tema che mi sto proponendo di esplorare con assiduità. Dopo qualche altro giro per essere sicuro di aver visitato ogni angolo possibile del Palafiera, mi incammino verso l’uscita.

Con me porto non solo un libro e i ricordi di tali incontri, ma anche la gratitudine per questi eventi che hanno il merito di far avvicinare il grande pubblico (me compreso) a questa grande cosa che sono i libri e la scrittura.

2 Comments

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