Raccolte, reperti e rarità dall’Università di Pisa

di Daniela Corrado

In questo post, come anticipa la bella foto qui sopra, non parlerò di traduzioni ma di altro. In questi giorni si sta tenendo a Pisa un evento noto come “Settimana delle Piagge” o, più comunemente, festa di Sant’Ubaldo. Avendo infatti preso a cuore la situazione delle Collezioni e dei Musei universitari, su cui tra l’altro sto finendo ora di correggere un saggio elaborato grazie all’aiuto di alcune colleghe del Master in Comunicazione Pubblica e Politica, ho pensato bene di collaborare ad una piccola esposizione dal titolo “Raccolte, Reperti e Rarità dall’Università di Pisa”, allestita presso i locali del Centro espositivo SMS (San Michele degli Scalzi) sullo splendido Viale delle Piagge. Questa esposizione raggruppa materiali diversi provenienti dai Dipartimenti dell’Università, nello specifico: crani e mandibole dei più noti mammiferi (equidi, bovini, suini, dromedari, ecc.) appartenenti a collezioni osteologiche ottocentesche in possesso del Museo anatomico veterinario (che per l’occasione aprirà gratuitamente sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.oo e dalle 15.00 alle 18.30), uno scheletro di dinosauro proveniente dal Museo di Storia naturale e del territorio di Calci, una collezione mineralogica di materiali provenienti dal Nord Africa e dalla Russia, e la tecnologia innovativa dello spin-off universitario XRD-Tools.

La mostra, come ho già accennato in precedenza, è solo un piccolo assaggio di quello che normalmente si trova nei musei universitari. Le collezioni universitarie sono un patrimonio inestimabile. Alcune di esse sono molto conosciute e visitate sia da italiani che da stranieri, ad esempio quelle del già citato Museo di Storia naturale e del territorio della Certosa di Calci o dell’Orto botanico (il primo Orto della storia italiana!), altre appoggiano la didattica e la ricerca scientifica che da sempre si tiene nei Dipartimenti dell’Università di Pisa, e altre ancora riescono a malapena a sostenersi. Le meraviglie delle collezioni egittologiche, ad esempio, non sono aperte al pubblico a causa dell’assenza di personale addetto ai musei. Non aprirò una parentesi sulla carenza dei finanziamenti alla cultura e all’arte in genere, in cui le traduzioni trovano ahimé il loro triste spazio in cui collocarsi, ma vorrei soffermarmi soltanto sull’aspetto positivo: il valore, se c’è, va coltivato; non sciupiamolo dimenticandoci della sua esistenza. Molte volte si dimentica di dire alle persone più care quanto bene vogliamo loro. Non facciamolo. Non dimentichiamo di dire ogni giorno a noi stessi quanto bene vogliamo alle nostre radici, al nostro territorio, alla nostra storia e alle scuole in cui abbiamo studiato. Visitiamo i musei! Sosteniamoli! Quando ho iniziato lo stage nel Museo anatomico veterinario avevo paura delle ossa perché le associavo al pensiero della morte. Adesso la conoscenza mi ha permesso di cambiare prospettiva e di vedere quello di cui avevo tanto orrore sotto un’altra ottica: i reperti osteologici rappresentano la presenza della vita su questo pianeta! Che sia stata lunga o breve, animale o umana, sana o malata, ecc. la vita attraversa il mondo in cui mi trovo e, in qualche modo, è così forte che le notizie che la riguardano giungono fino a me, superando il tempo, attraverso il Museo.

Chiudo con una frase di J.J.Rousseau che dice: “Si è curiosi nella misura in cui si è istruiti”. Siete d’accordo? Personalmente ho sempre odiato questa frase. Ho sempre pensato che ci fosse, sotteso e sottile, un profondo narcisistico favore nei confronti di chi è erudito. Una sorta di razzismo intellettuale. Ora, invece, comprendo il significato pieno del pensiero racchiuso in questa frase. La conoscenza mi ha permesso di vincere le mie paure, insegnandomi a vivere e spingendomi verso la curiosità; e tutto questo è partito da un Museo.

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