Riprendiamoci la letteratura iniziando dalle hit!

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di Daniela Corrado

Ebbene sì. Siamo quasi giunti alla fine dell’anno ed ecco comparire, dopo la classifica delle città più “letterarie” del mondo, anche la classifica dei “100 Notable Books of 2011”. L’artefice del misfatto, stavolta, è il conosciutissimo quotidiano americano New York Times. Ma perché c’è questa mania delle hit? Sembra quasi che non se ne possa fare a meno. Servono forse ad aiutarci –o pilotarci- nell’acquisto dei libri da mettere sotto il nostro alberello di Natale? E se non mi servisse questo tipo d’aiuto? Per quest’anno si può saltare? NO. È già da molto tempo che Alberto Arbasino, scrittore e saggista italiano, chiede che le classifiche dei libri vengano stilate in base ad un “coefficiente di qualità” e non di vendita. Se alberghi e ristoranti hanno le “stelle”, indice di qualità, come mai ai libri toccano i dati di mercato? Per capire la portata della faccenda basta traslare la questione: in base alle vendite, infatti, si dovrebbe proclamare a gran voce Mc Donald miglior ristorante del mondo… Se la fine dell’anno porta necessariamente con sé il dover “tirar le somme”, e quindi il proliferare delle classifiche, non si potrebbe almeno creare una hit basata sulla qualità? Perché misurare il valore della scrittura in base alla vendita, a mio parere, genera un’insana confusione tra letteratura di ”intrattenimento” e di “qualità”.

Ad ogni modo, in pieno stile natalizio, e senza tener conto di tanti discorsi, ecco spuntare l’immancabile “classificona”. Vediamo di che si tratta. Per prima cosa, come sottolinea anche il Corriere della Sera, non ci sono in elenco titoli di scrittori italiani contemporanei. L’unico autore “nostrano” che è riuscito a far breccia oltre oceano, aggiudicandosi un posticino di tutto riguardo all’interno della hit, è il poeta vate del Romanticismo italiano: Giacomo Leopardi. Ma perché mai tra i 100 libri più importanti del 2011 compare, anacronisticamente, un autore classico? Le ragioni con cui è stata stilata la classifica decisamente mi sfuggono. Il libro in questione è la traduzione di Jonathan Galassi della raccolta di poesie leopardiana i “Canti”. Benché perplessa dalla scelta del NYT, sono contenta che tra i “notable books” compaia una traduzione. E qui apro una parentesi che mi riguarda. Nessuno, infatti, potrà obiettare che la traduzione dei classici contribuisca a rendere eterne alcune delle opere più belle della letteratura internazionale. Il lavoro del traduttore è un lavoro da certosino. Il traduttore spolvera accuratamente ogni parola, elimina la patina grigia del tempo e dona alle opere una freschezza tutta nuova. In alcuni casi, egli riesce perfino a far tornare di moda dei vocaboli desueti. La traduzione è il faro della letteratura: illumina le parole rendendo accessibili territori impervi al lettore e salva i versi dall’ineluttabilità del tempo regalando all’umanità il meglio del pensiero umano. Tuttavia, che senso ha inserire in classifica la traduzione di un libro dell’Ottocento a fianco dell’ultimo romanzo di Stephen King? Sinceramente non sono ancora riuscita a darmi una risposta soddisfacente.

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Giacomo Leopardi, qualche decennio fa, parlò dell’esistenza di una “società stretta”: una comunità di lettori in grado di individuare con certezza le opere da leggere. Se il NYT ha voluto sobbarcarsi questa missione comunitaria per il bene della letteratura, perché mischiare capre e cavoli senza alcun giudizio? La perplessità aumenta scorrendo gli altri titoli della lista. Accanto a Leopardi e Stephen King, troviamo ammassati senza alcun senso apparente alcuni dei più noti autori di fama internazionale, come Don De Lillo (The Angel Esmeralda), e  giovani scrittori emergenti; Chad Harbarch, con il suo romanzo d’esordio The Art of Fielding, è un candido esempio di ciò che voglio dire. Si tratta, senz’altro, di una classifica molto eterogenea. Personalmente adoro De Lillo, scrittore italo-americano famosissimo, soprattutto per  il suo masterpiece Underworld che consiglio vivamente a tutti, e non vedo l’ora di leggere questa sua nuova raccolta di racconti brevi che compare nella hit. Di certo, The Angel of Esmeralda, rappresenta un unicum nella produzione letteraria dell’autore: è la prima volta, infatti, che De Lillo si dedica alla scrittura breve e non al romanzo. Abituata alla sua scrittura piena di intrighi e di lunghe riflessioni, mi chiedo come sarà la versione “accorciata” di De Lillo scrittore. Quando nomino De Lillo non posso fare a meno di pensare ad un altro grande autore “postmoderno”, se così si può definirlo: mi riferisco a Thomas Pynchon. Questo scrittore, che con De Lillo ha più di un punto in comune, non è tra i fortunati presenti nei “100 Notable Books”. Il suo ultimo romanzo, Inherent Vice, scritto nel 2009, è stato tradotto in Italia soltanto quest’anno. Eviterò di soffermarmi sui soliti ritardi italiani, ma non posso non sottolineare il dubbio di veder comparire questo titolo nelle classifiche made in Italy di quest’anno.

Per ulteriori informazioni sul “classificone” del NYT vi consiglio,sempre che vi interessi, di consultarvelo da soli; ciòHelp Traduzioni-translation-literature-books che, invece, mi preme pubblicizzare (e non sono stata pagata per farlo, ma lo faccio più che volentieri :)) sono “LE” classifiche di qualità che compaiono su Pordenonelegge dedalus. Si parla -finalmente!!!- al plurale; sì, perché nell’ottica della qualità i libri sono stati selezionati  da una comunità di 100 “Grandi Lettori” e suddivisi in categorie di genere: narrativa, saggistica, poesia, altre scritture e opere tradotte. Interessante la sezione “altre scritture” che vuole dar conto di tutte quelle forme di scrittura più difficilmente collocabili, e comunque né narrative né critiche (testi per il teatro, interviste, aforismi, reportages, ecc.). Credo che la chiarezza sia il primo indice di qualità di una classifica. Ammettiamo che mi piaccia la poesia e voglia comprare una raccolta di poesie contemporanee pubblicate nel 2011; perché mai mi trovo costretta a dover scorrere una lista di 100 libri prima di riuscire ad incontrare gli unici tre o quattro titoli del genere di mio interesse presenti nell’elenco? Mistero.

Che dire? Riprendiamoci la letteratura iniziando dalle hit!

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